Negli ultimi anni è apparso il concetto di Antifragilità: figlio dell’intelligenza artificiale (AI) applicata ai sistemi, è stato trasportato anche in ambito psicologico e pedagogico. Nel 2012 a coniare questo termine è stato Nassim Taleb. Ma cosa è l’antifragile?
Robusto, resiliente, antifragile
Provate a cercare il contrario dell’aggettivo “fragile” sul dizionario, troverete: resistente, robusto, resiliente. Ma robusto non è l’opposto di fragile. Così come non lo è l’ormai abusato termine resilienza. Perché?
Robusto: qualcosa dotata di notevole vigore, solidità e resistenza. Un sistema robusto è in grado di sopportare un fattore stressogeno se questo non supera un certo limite di intensità e/o di tempo.
Resiliente: la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi; in psicologia è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico rimanendo sostanzialmente identico a se stesso.
Antifragile: un sistema antifragile, sottoposto a cambiamenti improvvisi, impara dagli eventi ed evolve migliorando se stesso.
L’opposto di fragile è ciò che rimane integro sia perché non c’è stress post traumatico sia perchè dal trauma nasce un’opportunità di crescita. Ne deduciamo che se nella resilienza l’adattamento è un conseguenza, nell’Antifragilità è il principio base per evolvere. Diventa essenziale comprendere più che respingere. Diventa essenziale educare all’Antifragilità. Come? Secondo l’autore del noto libro Antifragile. Prosperare nel disordine, creando sistemi che si nutrano di caos. Gli eventi stressanti e inattesi, per Taleb, spingono il genere umano a cercare soluzioni innovative, a migliorare se stessi e le proprie condizioni.
E proprio per delineare un modello, nei laboratori dell’Università Niccolò Cusano, da poco, è partita una Ricerca per studiare e analizzare l’Antifragilità in ambito umano.
Antifragilità: intervista al prof. Luigi Piceci, docente di Informatica e Abilità Informatiche
Abbiamo intervistato il prof. Piceci, docente di Informatica e Abilità Informatiche presso l’Università Niccolò Cusano, per saperne di più in tema Antifragilità.
Prof. Piceci, quali sono gli scenari, gli sviluppi e la particolarità di questa Ricerca in HERACLE?
La meraviglia della Psicologia è la sua capacità di attingere dal mondo scientifico, riuscendo poi a portare nuovi concenti in ambito umano. La mia specificità è di lavorare cross su psicologia e pedagogia, attraverso le mie competenze in ambito informatico, psicologico e pedagogico.
In primis, in Psicologia, la Resilienza (che proviene dalla metallurgia) ha assunto un’importanza sempre crescente; l’Antifragilità è qualcosa di nuovo e non ancora delineato, che proviene dal machine learning del mondo informatico (in altre parole dall’intelligenza artificiale). Ed è quindi la capacità di un sistema di apprendere dagli eventi esterni per poi saper reagire creando, quindi, nuova esperienza.
Nel laboratorio HERACLE, diretto e coordinato dal Prof. Francesco Peluso Cassese, la Ricerca sull’Antifragilità in ambito umano è partita da poco, ma quello che vorrei fare, in collaborazione con tutti i miei colleghi e con la supervisione del Prof Peluso, è creare un modello per poter analizzare l’Antifragilità. Lo stato attuale è aver fatto delle rilevazioni, utili per poter iniziare a creare un progetto di Ricerca che ci possa restituire un modello. La criticità, come spesso accade, è data dal tempo che si può dedicare al progetto e di conseguenza dalle risorse a disposizione. La parte positiva è che entusiasmo e ottimismo non mancano nel nostro team.
Cosa può fare la tecnologia per la pedagogia?
In primis, far sì che chi un domani sarà un docente (per qualunque ordine scolastico) sia un cittadino dell’oggi.
Troppe volte, ho sentito domande del tipo: “internet è uno strumento o un nemico della pedagogia?”. Questa domanda ha la stessa valenza di “la corrente elettrica è utile?”. Cioè, a mio avviso, è mal posta visto che internet e la tecnologia sono opportunità di connessione e comunicazione con gli studenti. Occorre usare il concetto di didattica inclusiva non solo rispetto alla didattica speciale, ma anche rispetto a ciò che è “qui e ora” a 360 gradi, quanto meno dal punto di vista di “tenerne conto”. Andando verso una risposta più semplice, la tecnologia aiuta quotidianamente gli studenti, basti pensare alla nostra piattaforma di e-learning. L’integrazione tra tecnologie può “includere” dando pari opportunità. Un esempio? Il guanto fatto da due giovani Italiani che permette ai sordomuti di poter parlare.
Si parla spesso di informatica sociale. Che cos’è è perché è importante da studiare?
Il tema dell’informatica sociale è un tema che attira sempre maggiore interesse. Interessante anche che nell’ambito del Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali, che ha istituito il SITA (Social Informatics and Technology Assessment) che coinvolge competenze interdisciplinari attivando un processo di contaminazione culturale fra scienziati della comunicazione, informatici, ingegneri, economisti e sociologi.
L’insegnamento di Informatica e Abilità informatiche, che ho strutturato per i corsi di Laurea in Psicologia e Scienze della Formazione della Cusano, si pone proprio questa domanda: come la tecnologia incida sulla nostra vita e quindi l’impatto dell’infrastruttura tecnologica (sempre crescente e quasi irrinunciabile) sul nostro quotidiano e quali fenomeni genera, primo tra tutti il digitale-divide o, come preferisco definirlo, Analfabetismo digitale.
Ho preferito questa strada anche perché quella che io chiamo “la fascinazione elettronica”, tipica degli addetti ai lavori (gli informatici), poco interessa a futuri psicologi e docenti. Nel corso che ho tenuto sui social, uno dei commenti è stato: “è materiale di questo secolo”, una affermazione scontata ma che in realtà rivela il timore che il corso proposto si basasse sul solito materiale informatico (programmi per scrivere, calcolare, presentare, elementi hardware, ecc).
L’informatica sociale, quindi, si cala nella realtà così come fa l’Unicusano, da sempre un passo avanti nella Ricerca scientifica e nell’offerta didattica pensata per gli studenti di oggi e i professionisti di domani. Leader antifragili in grado di resistere agli urti, migliorando se stessi.
***Articolo a cura di Michela Crisci***