Cesare Butini, Direttore Tecnico ItalNuoto: “Magnini? E’ sempre risultato negativo ai controlli. Ai Mondiali coreani abbiamo frecce per almeno 5 medaglie”. E sulla Divina, il responsabile delle Nazionali dice: “Federica Pellegrini? Togliamo tutti i forse e godiamocela così com’è”
Cesare Butini, Direttore Tecnico dell’ItalNuoto, è intervenuto, in esclusiva, nella trasmissione dedicata, domenicalmente allo Sport, dall’emittente marconiana dell’UniCusano, Radio Cusano Campus. Sono stati diversi, gli argomenti sollecitati dagli intervistatori, tra i quali in studio ha recato una cordiale visita il direttore responsabile del noto e seguitissimo quotidiano delle discipline natatorie, www.swimbiz.it, Christian Zicche.
Come si sviluppano i rapporti tra i tecnici federali dei diversi poli?
“Il rapporto tra i tecnici federali e tra gli stessi e gli allenatori con le singole realtà, in primis con il sottoscritto, devono essere tenuti periodicamente, oltre che tra i tecnici federali, che sono responsabili di alcuni centri, come possono essere quelli di Ostia e Verona; ultimamente abbiamo istituito anche quello di Roma. Il rapporto deve essere continuativo, di chiarezza, ma soprattutto dobbiamo essere di supporto. E va fatto in maniera continuativa, anche nelle località più disparate del nostro bellissimo Paese”.
Nel dettaglio Butini afferma: “La parte più importante viene fatta tramite i raduni e la nostra attività è veramente importante e capillare; e questa è una delle tante motivazioni che hanno concorso a ottenere i risultati degli ultimi anni. Io, nel mio piccolo, faccio dalle 10 alle 12 telefonate quotidiane a tutti i tecnici, e questo è un segno che la federazione centrale ha un rapporto diretto. Ma gli stessi atleti che vedono arrivare durante gli allenamenti e le attività i responsabili lo vivono come uno stimolo”.
Dall’ottica dei diretti interessati il Direttore Tecnico degli Azzurri afferma: “Un ragazzo che vede che il Commissario Tecnico o la Federazione è presente nel luogo di allenamento si sente valorizzato; e in più questo apprezzamento è in direzione anche del tecnico e della società locale”. Sul piano tecnico Butini dice: “Devo conoscere quali sono le situazioni nelle quali nascono i campioni, e possiamo essere d’aiuto e supporto, investendo su una cosa in più, dando spazio al gestore dell’atleta di avere un nuotatore a qualche raduno in più. La conoscenza dà modo di mettere in atto la possibilità di migliorare tanto”.
Zicche introduce un tema di rilievo: “Se io devo cercare una stilistica di risultati, la chiave sta nei centri federali, che rappresentano un’eccellenza, con una meravigliosa distribuzione del Nuoto, sul territorio. Quando hai detto: “Stiamo facendo un ragionamento sulla velocità”, penso, pensiamo allo Stile Libero. Hai detto Roma, a Valco San Paolo: mi spieghi dove andremo a parare, su questo?”.
Butini è efficace, nella spiegazione: “Sulla velocità (100) e non mi fermerei solo allo Stile Libero ma arriverei alla staffetta maschile 4×100. Questo non significa che trascureremo l’attenzione da dedicare alle ragazze. Vorremmo investire senza dimenticare le altre discipline o i giovani. Stiamo lavorando e bisogna essere previdenti perché a me hanno insegnato che i problemi si prevengono. Il progetto è stato ben attuato da un paio di anni da Claudio Rossetto: sono partiti per la Spagna, partecipando a Barcellona a una gara. Oggi è finita un’altra competizione. Quell’idea di Roma andrebbe all’Acqua Acetosa, che sembra essere più semplice, come raduno. Non dobbiamo perdere la possibilità di costruire degli impianti: e la riapertura di Valco San Paolo, pensata per i Mondiali del 2009, è una cosa positiva, un fiore all’occhiello; sono d’accordo con Christian Zicche, su quanto esposto dal Presidente Barelli. Una nuova idea di sport agonistico che avrebbe le sue brave conseguenze sul sociale, sviluppato sì, sulla parte agonistica, ma soprattutto per la popolazione della zona. E’ un’idea ambiziosa perché alle Olimpiadi di Tokyo 2020 pensiamo a mandare una buona staffetta, oltre alle qualità dei singoli. E’ un campo in cui tutte le nazioni, hanno lavorato e sono attrezzate. Abbiamo il giovane Martinenghi, un 1999 che fa Rana; Sabbioni, un giovane del Dorso, che cerchiamo di tenere inserito in questo progetto. Per il quale riteniamo un gruppo allargato un contenitore aperto, cercando per questi atleti di dare concrete possibilità”.
Christian Zicche: “Ritorniamo sul discorso del Mondiale. Vado sullo specifico. Quando uno fa l’Allegri della situazione è complicato, restare in sella: qual è la cifra minima che ti aspetti dalla rassegna iridata in fatto di medaglie?”.
“Partecipare a tutti e otto i giorni di gare”, risponde, secco, con una battuta diplomatica, il responsabile tecnico azzurro. Poi, battuta a parte, Butini è altrettanto schietto e franco: “Le medaglie fanno sempre piacere perché danno il termometro del lavoro di una delegazione. Da un Mondiale ci possiamo aspettare 5 medaglie, e attualmente abbiamo queste possibilità. Non sto dicendo che lo sto prendendo sotto gamba, anzi la FIN mi ha messo a disposizione ogni cosa richiesta. Per noi deve essere un percorso di crescita direzione Olimpiade: qualcuno sta dimostrando quanto fatto di meglio, vedi Margherita Panzera. Oltre a quelle che sono le situazioni predefinite, come Gregorio (Paltrinieri) e Gabriele (Detti) e Federica (Pellegrini), e abbiamo Scozzoli e Margherita (Panzera). Vicino a loro devono venire fuori i giovani, e da tutti, mi aspetto una crescita generale, proprio in vista della preparazione dell’Olimpiade. Non penso che un Mondiale senza medaglie sia positivo, assolutamente, ma voglio vedere un discorso di solidità dalla 4×200 maschile, e a Glasgow è stata una piacevolissima sorpresa. In questa ottica potremo avere l’ausilio di Detti, nella finale. E su tutto ciò stiamo costruendo dei progetti mirati, non solo per il Mondiale di Gwangju ma anche per ciò che sarà”.
Prima di parlare dei nomi importanti…se c’è una federazione, oltre a quella della Pallavolo, ha dimostrato continuità, oltre che nei numeri, anche nella qualità: Alla base il lavoro che state svolgendo, visti i risultati egregi,
Quale tipo di lavoro viene svolto, alla base, per garantire questa continuità espressa dai colori azzurri?
“Il vivaio è un’attenzione che abbiamo sempre avuto e sempre manterremo. Siamo una delle pochissime federazioni con un responsabile delle aree giovanili, il che vuol dire avere un’attenzione particolare. Io sono tornato l’altro giorno da Cosenza, con Walter Bolognani: abbiamo fatto una formazione coi tecnici della Calabria ma anche abbiamo partecipato a un Meeting che si faceva lì. E questo comincia sin dalla Categoria Ragazzi: tra poco partiranno i nostri atleti alla Coppa Come, riservata ai paesi che si affacciano sul Mediterraneo. E’ un progetto di monitoraggio per capire quali siano i talenti e come farli crescere. La presenza sul territorio avviene con i raduni, con il Progetto Talento; perché è importante conoscere preventivamente i giovani nuotatori perché vengano inseriti, nelle squadre, e vengano seguiti, tramite una crescita, graduale, senza applicare il campioniamo. La fortuna del Nuoto è l’ampio bacino in cui poter trovare tanti praticanti. Non parlo solo del Nuoto. Abbiamo 5 discipline olimpiche, come federazione, e quindi 5 responsabili tecnici che chiaramente puntano alla propria disciplina. Anche con un interscambio tra la Pallanuoto, il Syncro, i Tuffi”.
Butini, lei è un uomo di Sport, laureato in Giurisprudenza, visto che il Nuoto è un’isola felice e che non ha avuto i grandi problemi come il Ciclismo. Come sta vivendo la questione legata a uno rappresentativo del livello di Magnini, sul piano umano, prima che tecnico?
“Qua entriamo in un discorso complesso. Io ho avuto la fortuna di vivere di fianco a Filippo il Mondiale del 2005 a Montreal; non ero presente a Melbourne, nel 2007. Dico solo una cosa, che riguarda la contraddizione che c’è tra la Giustizia sportiva e quella ordinaria: Filippo ha avuto non so quanti controlli antidoping ed è sempre risultato negativo. Non ha mai avuto la benché minima macchia e quindi non ho mai avuto modo di dubitare della sua onestà professionale. E’ una persona limpida, che si è battuta sempre, forse eccessivamente, contro certe cose, e forse questo ha dato fastidio. Penso che è assurdo – dice il DT azzurro – che un atleta che viene completamente scagionato dalla Giustizia ordinaria possa essere messo alla berlina in questo modo. Spero, anzi, sono sicuro, che riesca a dimostrare tutto quello che di buono ha fatto. Non so se vorrà adire al Tribuna Sportivo di Losanna (il TAS, n.d.r.), questo non lo so”.
Zicche lo interrompe: “I rumors dicono di sì!, ti do’ questa notizia”.
Butini segue il ragionamento dicendo: “Spero di sì, perché l’importante è che ne esca pulito, e sono sicuro che lo sia. Se è come dicono ci ha vinto pure poco. Onestaimente perché onestamente mi pare assurdo”.
Ma poi Magnini ci ha sempre messo la faccia, forse rispetto alla media di tutte le discipline, ce l’ha messa con grinta, determinazione, con convinzione.
Butini dice: “Capisco che la Nado debba fare il proprio lavoro. Spero che venga compreso ciò che ho avuto modo di vivere io in tanti anni di partecipazione e comunanza. E’ un bell’esempio per tanti giovani, e il gruppo degli attuali velocisti è cresciuto alla sua ombra. Mi auguro possa dimostrare quell’innocenza già dimostrata dalla Giustizia ordinaria”.
In settimana ci sarà anche la questione delicata di Vergani. Questi giovani ragazzi, ogni tanto, qualche inciampo e momento di incertezza. Qualche volta è tentato dal ricordare anche insistentemente ai ragazzi di evitare certe difficoltà?
Butini è sereno e diretto, una volta di più: “Sicuramente sì. L’increscioso fatto di Vergani, visto che rappresenta una delle nostre grandi chance, vista la seconda prestazione mondiale fatta a Glasgow, ci impone una riflessione, pur se parliamo di un giovane del 1997: è un inciampo, come per tutti i giovani. Su questo dobbiamo dire che hanno la facilità di vedere tutto il mondo. Sono cose che sono sempre successe. La cosa che ho rammentato ad Andrea è di rappresentare un esempio per tutti i giovani, anche quando scrivono sui social; e devono tenere un certo comportamento. Tra l’altro quanto è uscito fuori non è che aiuti moltissimo la prestazione, no?! Anche qui c’è da fare un distinguo. Fermo restando che io sono uno che le regole le fa osservare per quelle che sono, senza entrare nel merito di far cambiare le regole. E per me vanno bene quelle che ci sono adesso. La cosa di Vergani ci ha dato lo spunto per parlare per tutti gli altri. Quando c’è un esempio negativo la barra, come dicevi, va tenuta dritta. Anche qua siamo di supporto nel far capire che non va fatto, responsabilizzando i giovani atleti, seppur vulnerabili. Devono osservare le regole, e questo intervento, affrontando il problema, va fatto, senza mettere la testa nella sabbia come gli struzzi, e cercare di risolverlo”.
“Voltando corsia – dice Zicche – tu sei l’allenatore che ha portato la romana Alessia Filippi all’argento olimpico, come ti vedi, nel dopo-Olimpiade?”.
Butini: “Io mi vedo di avere sempre il sacro fuoco è il sequestro neurale che ogni tanto ci prende – afferma scherzando – però siccome mi dedico alla Racolo, che sta studiando per l’esame per diventare da Avvocato. Questa settimana l’ho vista una volta, ed è una scommessa. Non dico che sia un divertimento ma lavoriamo con la massima attenzione. Dopo mi vedo ancora in questo ruolo, è un ruolo che non mi ha dato fatica, anzi cerco di interpretarlo sempre in modo migliore. Cerco di fare esperienza, migliorare i rapporti con le persone: sulla metodologia dell’allenamento c’è poco da scoprire. C’è più da scoprire i talenti. Noi abbiamo già divulgato quello che sarà il calendario dell’anno prossimo, già identificando le tappe dei collegiali fino alle Olimpiadi di Tokyo. Questo confrontandoci con la Commissione Tecnica nazioale, perché un percorso va ben definito. La certezza di questo percorso dà modo a tutti di lavorare con maggiore serenità”.
Per una questione di stima, Direttore Tecnico, ci dica in che condizione sta la Pellegrini: in tanti si chiedono a che punto è, del lavoro, come va, sul piano motivazionale? Lei è uno dei simboli assoluti, no?!
Butini esprime tutta la sua considerazione: “Federica è…Federica. Già in questa frase si identifica lo spessore di questa grande campionessa! Parlo di spessore tecnico, personale, tutte quelle componenti che ne fanno una grande, un’icona, e l’atleta-donna più rappresentativa, dello Sport italiano. Affronta a 32 anni un’Olimpiade, da atleta matura. E come tale, in una disciplina con un bacino d’utenza grandissimo, che dispone di un grande ricambio generazionale, non è semplice ma lo sta facendo in modo egregio. Ha mantenuto altissimo il suo trend, riesce ancora a fare delle ottime prestazioni; secondo me Federica gode di buona salute. E’ chiaro che deve cercare di coniugare anche altre attività, che rappresenteranno il dopo, che è il succo della domanda che ponevate dallo studio a me, sul periodo successivo alle Olimpiadi. Lei già sta investendo sul suo futuro, come già ha fatto. Dividere quello che è l’allenamento quotidiano, dove ci ha abituato a essere una grande professionista, a tutto il resto. Lei darà sempre il massimo”.
Zicche: “Tu avessi allenato in passato come per la Filippi la Pellegrini, avresti fatto il modello-Manadou, cioè 200, 400 e 800? Facciamo un ragionamento che non è tanto assurdo. Magari non ha raccolto tutto quello che, NELL’IMMENSITA’ della PELLEGRINI, SIA CHIARO, avrebbe potuto raccogliere…”.
Cesare Butini risponde così: “Questo si può dire con tutti gli atleti. E’ chiaro che quello che ho visto io forse lei non ha raccolto ciò che avrebbe potuto sui 400; non voglio mettere il dito nella piaga ma a Pechino ha fatto un 5° posto con il miglior tempo ottenuto in batteria! E’ una atleta che ha delle potenzialità infinite. Però ha la sua forza nella sua carica emotiva, nella sua intelligenza, nella sua voglia di essere determinata nelle cose in cui crede. Quelle in cui crede meno, non riesce a dare il massimo. Ciò significa che un allenatore intelligente deve rispettare, l’atleta che ha davanti. Forse Federica avrebbe potuto raccogliere di più nei 400, e magari fatto degli ottimi 800. Ma non avrebbe fatto poi i tempi eccezionali che ha fatto. Ma la carriera di Federica già E’, QUALCOSA di ECCEZIONALE. E leverei tutti questi “forse”. Eccezionale lei, eccezionale Alberto, che l’ha portata ad avere questa condizione, questo convincimento che il lavoro paga. Quindi godiamoci Federica per come è”.
(Si ringrazia www.swimbiz.it per la foto del
Direttore Tecnico ItalNuoto Cesare Butini)