Mercoledì scorso a Mestre, durante un torneo della categoria Giovanissimi, l’arbitro Giulia Nicastro è stata oggetti di una insulti sessisti da parte di un gruppo di genitori per tutta la durata della partita, e ha anche dovuto assistere alla scena di un piccolo calciatore della società del Treporti, che si è abbassato i pantaloncini davanti a lei, facendo riferimento a pratiche sessuali: il tutto per contestare un calcio d’angolo.
Abbiamo ricostruito la vicenda con il Presidente dell’AIA (Associazione Italiana Arbitri) di Venezia, Francesco Venerando.
Calcio e sessismo
“Non ero presente quella mattina in campo e non ho avuto modo di assistere alla squallida scena che si è svolta sugli spalti e che ha visto coinvolti i genitori dei giocatori in campo e uno di questi che si è addirittura abbassato i pantaloncini mimando un gesto sessuale per contestare un calcio d’angolo. Da questa vicenda emergono aspetti differenti: abbiamo appreso che la contestazione e gli insulti da parte dei genitori verso l’arbitro donna sono iniziati a partire dal primo minuto e non riusciamo a capire il perché non sono riusciti ad accettare il fatto che ci fosse una donna a dirigere una partita maschile, mancando così di rispetto non solo alla ragazza, ai suoi genitori ma anche alla Federazione Italiana Calcio, perché quando si va a delegittimare quello che è il giudice in gara, la situazione è molto grave già di per se.
Non è la prima volta che capita in generale, molto spesso gli insulti vengono rivolti anche agli arbitri maschi. Frequento molti campi di periferia in cui si assistono a scene imbarazzanti da parte dei genitori che sono i primi ad arrabbiarsi e a dare il cattivo esempio, in molti casi. La sera in cui è accaduto questo grave fatto, ho sentito Giulia e mi ha detto che era molto scossa e triste per gli insulti sessisti ricevuti: a lei va il merito di essere riuscita a terminare la partita nonostante tutte le avversità che ha dovuto subire.”