Sergio De Caprio, meglio noto come Capitano Ultimo, graduato dell’Arma dei carabinieri cui si deve l’arresto di Totò Riina, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Le polemiche non mi interessano. Tutti hanno il diritto di giudicarmi, di disprezzarmi, di deridermi. Io non ho nessun diritto, sono un combattente, ho dato tutto quello che potevo al mio popolo. La serie su di me mi è piaciuta perché Raoul Bova ha fatto capire come ci rapportavamo all’interno di un gruppo, senza falsità e senza propaganda”. Sulle serie tv accusate di eroicizzare i criminali: “Io vivo in un altro modo. Chi si dona per gli altri è un eroe, chi sfrutta gli altri è un criminale”

Sull’evento ‘Lottare è sognare’ nei locali dell’IC Giovagnoli di Monterotondo (RM), durante il quale i giovani avranno l’opportunità di ascoltare la testimonianza del Capitano Ultimo

 “Lottare è sognare –ha affermato De Caprio-. Allo stesso modo sognare è lottare. In ogni lotta c’è un sogno, c’è il dono di quelli che credono, che hanno un aspettativa, che vogliono un mondo fatto sull’uguaglianza e la fratellanza e soffrono ogni volta che non ci riescono, ma continuano a sognare. Considero i ragazzi la massima autorità a cui devo dare conto della mia vita, del mio lavoro, perché rappresentano la bellezza, la rabbia, la dolcezza, la voglia e la paura di crescere, la voglia di guardarsi attorno e cogliere le contraddizioni, sono la bandiera che si oppone a un mondo fatto di diseguaglianze. La legalità appartiene a un popolo fatto di comunità e la comunità prima di tutto sono le famiglie e la scuola, l’università è l’avanguardia di un mondo in cui la comunità si appropria della sicurezza. L’autodeterminazione è una cosa preziosa di cui dobbiamo avere consapevolezza in tutti gli aspetti della vita sociale, l’autodeterminazione è l’unica libertà possibile, l’unica forma di consapevolezza su cui ci si può unire. Percorrere sulla sicurezza percorsi di autodeterminazione condivisi con famiglia e scuola è l’unica legalità possibile”.

Italiani e legalità

 “Sono un carabiniere. Quando vedo che c’è qualcosa che non va devo trovare le prove per dimostrarlo e portare chi fa i reati davanti a un giudice. Io non giudico il popolo italiano, lo amo per quello che è”.

Sui processi subiti

 “Le polemiche non fanno parte di me, non mi interessano. Tutti hanno il diritto di giudicarmi, di disprezzarmi, di deridermi. Io non ho nessun diritto, sono un combattente, ho dato tutto quello che potevo al mio popolo e adesso non mi interessano le polemiche. Ho subito anche dei processi, sono stato assolto, non devo dire più niente. Ferite? Chi non ha una casa ha delle grandi ferite, chi non ha da lavarsi con l’acqua ha grandi ferite molto più gravi delle mie. Io sono un combattente, cercavo la battaglia e l’ho fatta, ho le ferite perché ho combattuto, se non le avessi avute vuol dire che avrei giocato anziché combattere”.

Sulla serie tv ‘Ultimo’

 “Mi è piaciuta perché Raoul Bova ha fatto capire come ci rapportavamo all’interno di un gruppo, senza falsità e senza propaganda”.

Sulle serie tv accusate di eroicizzare i criminali

 “Io vivo in un altro modo. Chi si dona per gli altri è un eroe, chi sfrutta gli altri è un criminale”.