Consumismo relazionale: usiamo i rapporti come fossero oggetti e ci leghiamo alle cose, perché? La società dei consumi ha invertito e confuso le priorità.

Tanti rapporti nessun legame: la protezione alla propria sfera intima

“Consumiamo i rapporti perché c’è tanta scelta. In una sorta di esaltazione collettiva sostituiamo la quantità con la qualità – ha osservato Letizia Ciancio, autrice di Essere madre essere padre, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – di fatto la quantità di relazioni che intratteniamo rappresenta uno scudo protettivo alla propria intimità. In questo modo, si perde la capacità di entrare in una vera e profonda relazione intima con l’altro, ovvero la capacità di donarsi all’altro in maniera autentica, psicologica. Questo tipo di apertura, intima e autentica, permette di entrare in un dialogo reale con chi ci sta accanto, offrendo la possibilità al rapporto di muoversi, e crescere, nel tempo.”

La compulsione, e la paura

“Dietro la compulsione e il possesso degli oggetti c’è la paura che l’altro si avvicini a noi. Sono tutti scudi protettivi per impedire l’avvicinamento dell’altra persona alla nostra sfera intima, piena di insicurezze – ha aggiunto la dottoressa Ciancio – la dimensione dell’attesa crea desiderio. Abbiamo sostituito la passione con la compulsione, abbiamo sostituito la danza della vita con la prestazione: manca la dimensione desiderante.”

Consumismo relazionale: è l’esatto contrario di un rapporto duraturo. “Impegnarsi in un progetto di coppia significa perdere una parte di sé, e una parte della propria libertà – ha sottolineato Ciancio – ci sta che in un periodo della vita accumuliamo rapporti per elaborare un lutto, ma bisogna che i due siano d’accordo, bisogna avere la capacità di dialogare, di confrontarsi, altrimenti si creano delle incomprensioni di fondo.”

Impegnarsi in un rapporto significa anche correre il rischio di essere felici. “La felicità fa paura, più della sofferenza. La sofferenza è una situazione stabile, in cui c’è sempre qualcuno a cui mollare la colpa, mentre la felicità è un atto di grande responsabilità che mi mette di fronte ai miei limiti – si è congedata l’esperta – gli uomini vivono una condizione più caotica delle donne, ma soffrono entrambi. La costruzione identitaria maschile è legata alla potenza sessuale, più di quanto non sia quella femminile. La loro identità viene minacciata continuamente, l’uomo è meno abituato a fare un lavoro su di sé.”

Letizia Ciancio sarà presente a Pane e Olio Gelato, il 12 giugno alle 17.00, presso Fassi, in via Principe Eugenio 65.

 

 

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