Secondo la Coldiretti i cibi stranieri importati in Italia hanno provocato quasi un allarme alimentare al giorno. L’analisi della Coldiretti si basa sulle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf) in occasione delle elezioni europee.

In sostanza, i prodotti extracomunitari sono 4 volte più pericolosi di quelli comunitari e 12 volte di quelli Made in Italy

Nel 2018 in Italia si sono verificati 398 casi, di cui solo 70 hanno riguardato prodotti con origine nazionale. Mentre 194 casi riguardavano alimenti che provenivano da altri Paesi dell’Unione europea e 134 da Paesi extracomunitari. Quindi, secondo la Coldiretti oltre quattro prodotti su cinque che provengono dall’estero sono pericolosi per la salute alimentare. Il motivo è spiegato dalla storica relazione della Corte dei Conti Europea del 15 gennaio scorso sui “pericoli chimici negli alimenti che consumiamo”, in cui si parla di tolleranze all’importazione e si chiede alla Commissione Europea di spiegare “quali misure intende adottare” per mantenere lo stesso livello di garanzia per gli alimenti importati rispetto a quelli prodotti nella Ue. In sostanza, i prodotti extracomunitari sono 4 volte più pericolosi di quelli comunitari e 12 volte di quelli Made in Italy.

Secondo la Coldiretti, la responsabilità dell’Europa risiede nell’agevolazione dell’ingresso in Ue di prodotti che spesso non rispettano la normativa comunitaria per i pericoli alla salute. Un ingresso facilitato dalle norme sancite dagli accordi bilaterali o multilaterali di libero scambio. Ne sono un esempio secondo la Coldiretti le condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, carciofi, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola e finocchi, oltre all’olio di oliva dalla Tunisia dove non valgono certamente gli stessi standard produttivi, sociali ed ambientali vigenti in Italia.

Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, sostiene che “l’Unione Europea vuole bocciare le normative nazionali che consentono agli italiani di sapere da dove viene il grano impiegato nella pasta. Non solo. Anche il latte utilizzato nei formaggi e il pomodoro nella salsa per evitare che venga spacciato come Made in Italy prodotto straniero”.

                                                                                                                              fonte DIRE