Trono di Spade: otto anni di storia televisiva e una platea sconfinata di fan in pena. Tutto inizia e finisce, anche le serie televisive che vorremmo crescessero, cambiassero e vivessero dentro di noi. Il dispiacere, dunque, per gli affezionati, è tale e tanto da essere associato alla fine di una relazione affettiva sconvolgente, o ad una dipendenza. C’è chi, per questa ragione, ha avuto il coraggio di definire costoro orfani.
“Sono serie televisive ad un forte impatto sul pubblico e sono gestite dalle case di produzione, brave a proporle e creare un cordone ombelicale che può non rompersi mai – ha osservato Nicoletta Vegni, docente di Psicologia Clinica dell’Università Niccolò Cusano – nello specifico si potrebbe parlare di dipendenza. La passione, l’emozione che si prova davanti a certe serie televisive è la stessa che sentiamo leggendo un libro. E’ un percorso che ci accompagna per un certo periodo, e quando si arriva alla fine se ne parla con gli amici.”
Trono di Spade: è una delle parole più cliccate e ricercate sui social, nelle ultime ore. “E’ successa la stessa cosa con Il Signore degli Anelli – ha aggiunto la professoressa Vegni, subito dopo – o Harry Potter, appassionano. Il tema è legato soprattutto al rapporto di dipendenza che si viene a creare nel tempo. Tra una puntata e un’altra si crea attesa, emozione.”
E’ partita una petizione, su Change.org, dove gli orfani in questione chiedono a gran voce di rigirare completamente l’ottava stagione. La richiesta scaturisce da un problema di dipendenza, dalla non accettazione della fine o cosa?