Per non dimenticare, per sperare ancora 36 anni dopo e per lanciare un grido che risuona dal 7 maggio 1983: “Mirella dove sei?”. Di Mirella Gregori, scomparsa 45 giorni prima di Emanuela Orlandi, si è parlato in un toccante e interessante incontro organizzato nei giorni scorsi nell’aula consiliare del Municipio Roma III, in piazza Sempione zona Nomentana. Zona in cui risiede da sempre la famiglia Gregori. Antonietta Gregori, la sorella di Mirella, e lo scrittore Mauro Valentini, autore del libro “Mirella Gregori, cronaca di una scomparsa”, hanno ricostruito in pubblico le principali tappe di una vicenda incredibile. Lo hanno fatto rispondendo alle domande del moderatore, il nostro Fabio Camillacci curatore e conduttore de “La Storia Oscura”, trasmissione di Radio Cusano Campus, la Radio dell’Università Niccolò Cusano, media partner dell’evento. Tra i presenti anche Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela. Dopo il saluto istituzionale del presidente del Consiglio del Municipio Roma III, Yuri Bugli, è cominciato l’approfondimento pubblico del giallo.
I fatti. E’ il pomeriggio del 7 maggio del 1983, siamo a Roma, in un appartamento di Porta Pia. Una quindicenne, Mirella Gregori, risponde al citofono. La madre sente dire alla figlia questa frase: “Se non mi dici chi sei, non scendo”. Mirella però è serena e persuasiva e successivamente dice alla mamma che si tratta di Alessandro, un su amico delle scuole medie, e che scende un attimo per salutarlo. Da quel momento, Mirella sparisce nel nulla: come se fosse stata inghiottita da un misterioso buco nero. Il 22 giugno di quello stesso anno scompare un’altra quindicenne. Si chiama Emanuela Orlandi. Dopo qualche mese le due scomparse vengono accomunate dai comunicati di un fantomatico Fronte di liberazione turco anticristiano “Turkesh”. Ma si tratta di un depistaggio ordito dalla Stasi, come rivelò al giudice Ferdinando Imposimato il colonnello Bonsack, un funzionario dei servizi segreti dell’ex DDR. La verità è che nessun fatto concreto permette qualsivoglia collegamento tra le due sparizioni, nonostante i media continuino a farlo.
I tanti lati oscuri della vicenda. Quel pomeriggio Mirella, dopo essere scesa in strada, avrebbe detto alla sua amica Sonia che stava andando a suonare la chitarra con degli amici a villa Torlonia. Ma Mirella non ha mai suonato la chitarra, possibile che Sonia non lo sapesse? Però, la ragazza, interrogata in modo blando dagli inquirenti, non dice altro. Poi seguirono: l’intreccio con la scomparsa di Emanuela Orlandi, depistaggi, e strane telefonate. Alì Agca, la richiesta di un appello dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. E ancora: l’incontro di Papa Giovanni Paolo con Paolo e Vittoria, i genitori di Mirella. Dopo la messa del Pontefice, mentre si dirigevano al luogo dell’appuntamento, mamma Vittoria rimase sconvolta dalla vista di un uomo. Era un uomo della scorta del Papa: Raoul Bonarelli. Qualche giorno prima lo aveva visto nei luoghi che abitualmente la donna e Mirella frequentavano. Anni dopo, Vittoria, al termine di un confronto con Bonarelli, disse freddamente di essersi sbagliata. Mentì per difendere l’altra figlia Antonietta e il resto della sua famiglia? Fu minacciata da qualcuno? Non lo sapremo mai. E poi il “fantomatico” Alessandro. L’Alessandro amico da tempo di Mirella ha sempre avuto un alibi di ferro: quel pomeriggio era a casa di un suo amico. Eppure qualche contraddizione non manca: perché agli inquirenti Alessandro disse che non vedeva Mirella da due anni, mentre alla madre Vittoria aveva detto da cinque mesi? Solo un vuoto di memoria? Indagini superficiali fatte male, malissimo. Volutamente? Non lo sapremo mai. Nel frattempo la famiglia Gregori ha avuto a che fare con sciacalli e mitomani. Ma di Mirella nessuna traccia. Ricordiamo che il 1983 è anche l’anno della “tratta delle bianche”. Se ne parla ovunque, non solo in Italia. Ma nessuno è mai riuscito a dimostrare che Mirella sia entrata in questo girone infernale.
Le parole di Antonietta Gregori intervallate dai groppi in gola. La sorella di Mirella, emozionatissima ogni volta che torna a parlare della scomparsa, ha detto: “Purtroppo mia sorella non l’hanno mai cercata, non l’hanno mai voluta cercare. Diciamo che da una parte la vicenda di Emanuela Orlandi, avvicinata a quella di Mirella, ha dato una maggiore visibilità al giallo di mia sorella; dall’altra invece la storia di Emanuela ha offuscato la verità sulla fine che può aver fatto Mirella. Inoltre, la scomparsa di Mirella è stata anche strumentalizzata per favorire dei depistaggi sul giallo della Orlandi. Comunque, io la speranza non l’ho mai persa, non la perdo e non la perderò mai, anche perché mi sento in dovere di cercare la verità sulla fine che ha fatto mia sorella e vorrei che fossero riaperte le indagini sulla sua scomparsa perché secondo noi ci sono degli elementi che non furono mai vagliati e mi piacerebbe che finalmente qualcuno si prendesse a cuore la storia di Mirella Gregori e riuscisse in qualche maniera a far riaprire il caso. A questo scopo stiamo lavorando per incaricare un pool di investigatori privati e avvocati per provare a far luce sul giallo. Ci stiamo muovendo in tal senso perché a fronte di prime indagini fatte in maniera superficiale, bisognerebbe indagare a fondo nella cerchia di amici di Mirella per capire bene e sapere chi avrebbe dovuto incontrare mia sorella in quel maledetto 7 maggio di 36 anni fa e chi realmente incontrò. Sentendo bene e in modo approfondito gli amici di Mirella oggi, forse si riuscirebbe a capire qualcosa. Tutto ruota attorno a un nome, ‘Alessandro’: chi è l’Alessandro che quel pomeriggio del 1983 citofonò a mia sorella?”.
Le parole di Pietro Orlandi. Il fratello di Emanuela Orlandi, presente tra il numeroso pubblico nell’aula consiliare del Municipio Roma III, prendendo la parola ha detto: “All’epoca la pedofilia nella Chiesa non era stata ancora denunciata e forse mia sorella e Mirella sono finite in un brutto giro di minorenni utilizzate per soddisfare le voglie di qualche alto prelato. Io comunque non mi arrendo e continuo a cercare Emanuela , viva o morta, così come fa Antonietta con Mirella”. L’incontro di Piazza Sempione è stato aperto e chiuso dalla musica e dalle canzoni di Marco Abbondanzieri e Rodolfo Cubeta che hanno contribuito ad alimentare l’emozione degli astanti.