L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Strumentale dire che la delibera di assegnazione di case popolari ai rom l’abbia fatta la mia giunta. Non si può pensare di integrare i rom partendo dall’assegnazione della casa. Spesso e volentieri accade che queste persone tornino a vivere nei campi nomadi per loro scelta e che affittino la casa, oppure che trasformino quella casa in un campo nomadi. Dare case ai nomadi significa attrarre altre nomadi che verranno a Roma sperando che gli diano una casa popolare. Rivolta a Casal Bruciato? La guerra tra poveri nasce sempre quando c’è abbandono ed esasperazione, quest’amministrazione ha abbandonato le periferie”

Sulla delibera che ha portato all’assegnazione delle case popolari ai rom

 “E’ ovvio che si tratta di una strumentalizzazione dire che quella delibera l’abbiamo fatta noi –ha affermato Alemanno-. Nella nostra delibera non c’era nessuna norma a favore dei rom, si assegnavano solo dei parametri nelle graduatorie. C’erano dei limiti precisi per evitare che ci potesse essere quest’assegnazione, infatti nei nostri 5 anni non c’è stata alcuna assegnazione di casa popolare ai nomadi. Anche perché non si può pensare di integrare i rom partendo dall’assegnazione della casa. Spesso e volentieri accade che queste persone tornino a vivere nei campi nomadi per loro scelta e che affittino la casa, oppure che trasformino quella casa e quel condominio in un campo nomadi. Sono loro che devono scegliere, con risorse che hanno già, di andare a prendersi un appartamento sul mercato. Chi lavora e si è integrato non ha importanza l’etnia. La scelta di cittadinanza parte dal lavoro regolare. Gran parte di queste situazioni di povertà in realtà spesso e volentieri nascono la volontà di non stare nella legalità. L’altra cosa da fare è garantire la legalità nei campi nomadi, che devono smettere di essere dei buchi neri di legalità e bisogna metterci la vigilanza come avevamo fatto noi, in questo modo piano piano i campi nomadi si svuotano. I nomadi si muovono in tutta Europa e vanno verso quei contesti sociali dove hanno una maggiore tolleranza. Dare case ai nomadi significa attrarre altre nomadi che verranno a Roma sperando che gli diano una casa popolare. Bisogna obbligarli a lavorare e a rispettare le regole come tutti i cittadini”.

Sulle proteste a Casal Bruciato

 “La guerra tra poveri nasce sempre quando c’è abbandono ed esasperazione. Noi cercammo di fronteggiare il problema delle periferie romane, oggi non si riesce a dare risposta a nessun problema. Se l’amministrazione continuerà a lasciare abbandonate le periferie, ogni occasione sarà buona per i cittadini per manifestare la propria rabbia. Quella gente che protesta lì non ce l’ha tanto con i nomadi, ma con la situazione di abbandono che caratterizza le periferie”.