Gianluigi Paragone, senatore del M5S, è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sul caso Siri e le tensioni con la Lega. “Per ora i protagonisti restano i fatti, quelli che il grosso dei giornalisti lo raccontano –ha affermato Paragone-. Protagonisti sono i numeri positivi sulla crescita e sull’occupazione, dei quali si parla poco, tutti si preferiscono soffermarsi su una non polemica. Siccome la politica si può fare anche fuori dal governo, non è che se uno non fa il sottosegretario non può più fare politica. Per noi non c’è nessuna polemica, Siri si può dimettere così la smettiamo con questo teatrino. C’è un fatto chiaro: abbiamo Siri sottosegretario alle infrastrutture si occupa di energia senza delega, vuol dire che quel rapporto che lo lega ad Arata va oltre le sue deleghe. Visto che non è un parlamentare della commissione attività produttive, la delega all’ambiente e all’energia non ce l’ha manco dipinta. Evidentemente l’amicizia con Arata lo porta addirittura a fare una battaglia per metterlo alla presidenza di Arera. Dopo aver perso la battaglia su Arata perché il M5S si è impuntato in quanto si sarebbe trattato di un conflitto d’interessi, si è scoperto che Arata è vicino a Nicastri che viene accusato di pagare la latitanza di Matteo Messina Denaro. Noi siamo certissimi che Siri non abbia a che fare con Nicastri, ma questa filiera lo riconduce indirettissimamente a uno che paga la latitanza a Denaro. Siccome noi siamo sicuri che Siri non abbia nulla a che spartire con questo, noi diciamo a Siri: vai a lavorare, se ti vuoi occupare di energia, entra nella commissione attività produttive, perché se invece vuoi occupartene dentro al governo vuol dire che vuoi fare il postino di qualcun altro. Salvini si sta innervosendo perché sa che anche gli italiani ritengono che Siri si debba dimettere. Che se lo mettano bene in testa: Siri è incompatibile con il governo e andrà via, l’ha detto chiaramente Conte. Se poi la Lega si vuole sfilare dal governo è libera di tornare da Berlusconi”.
Su Fabio Fazio. “Se tagli lo stipendio a Fazio lo tagli anche a Carlo Conti, che poi magari se ne va a Mediaset dove pagano di più. Per evitare che possa dare un vantaggio a Mediaset, io dico rendiamo la Rai più forte sul mercato pubblicitario. A me di Fazio non piace lo schema di produzione di Che tempo che fa. E’ una trasmissione non così difficile da produrre, c’è un tavolo, c’è un ospite, se deve essere prodotta dalla società di Fazio stesso… Siccome i dati di ascolto non sono in linea con le aspettative, secondo me il gioco non vale la candela con questi costi”.