La delfino terapia (Bio Sonar Dolphin Teraphy) progettata da studiosi italiani per i bambini disabili sbarca per la prima volta a Dubai, grazie al gruppo Vertebral. I soci fondatori, la dottoressa Francesca Mangraviti, unica referente italiana per la delfino terapia, e il dottor Alessandro Pisani, ortopedico e chirurgo vertebrale, hanno infatti organizzato ed effettuato la prima sessione al Dubai Dolphinarium con due pazienti cerebrolesi di 11 e 7 anni: la prima nata affetta da microcefalia con spasticita’, l’altra affetta da epilessia su base genetica misconosciuta farmacoresistente. Il meccanismo di azione – Nel progetto il delfino non viene utilizzato a scopo ludico con il bambino come accade con la ‘pet therapy’. La delfino terapia si avvale di un organo complesso contenuto all’interno della scatola cranica del mammifero, chiamato ‘Mellon’. Il generatore del segnale acustico e’ contenuto anch’esso all’interno del cranio; l’impulso sonoro e’ prodotto dal passaggio dell’aria attraverso un complesso sistema di strutture ossee. L’onda acustica viene modulata dal Mellon, costituito da tessuto adiposo a densita’ differenziate, che governa la frequenza delle onde sonore e puo’ essere paragonato al cristallino dell’occhio. L’insieme di tali strutture anatomiche costituisce un vero e proprio ‘biosonar’. Grazie al biosonar il delfino, verosimilmente, interagisce con l’attivita’ elettrica del sistema nervoso centrale del paziente. “Si ipotizza che tali interazioni determinino delle modificazioni durature delle funzioni neurologiche alterate- spiegano gli studiosi- L’evidenza clinica, descritta in letteratura e da noi registrata nei casi trattati di recente e nel passato, e’ costituita da effetti positivi e duraturi sotto il profilo della spasticita’, della interazione sociale e del ritmo sonno veglia manifestati dai pazienti. Su questo concetto viene fondata la ‘Delfino Terapia’
“All’ingresso in acqua del paziente, il delfino effettua una scansione iniziale, attraverso il biosonar, del suo sistema nervoso; inizia quindi uno scambio di frequenze che vengono continuamente rimodulate. Questa interazione tra le onde emanate dal delfino e l’attivita’ cerebrale del bambino genera un fenomeno che gli studiosi vogliono studiare. La procedura prevede un contatto diretto tra la regione frontale del delfino e le aree occipitale, cervicale, dorsale e lombosacrale del paziente, opportunamente immerso in acqua e sostenuto gestito e posizionato dal terapista, il quale gestisce la disposizione e l’esposizione dei tratti anatomici durante la terapia. Tali onde sonore, interagendo con l’attivita’ elettrica del sistema nervoso del paziente, si ipotizza, determinino delle modificazioni durature delle funzioni neurologiche alterate. – Come si puo’ fare questo studio? “Intanto cercando di capire la frequenza delle onde ultrasonore in acqua mediante l’impiego di un sonar- fanno sapere gli studiosi italiani- che permette di appurare con quale frequenza queste onde vengono emanate, se entrano ed escono alla stessa frequenza, con quale ciclicita’, se variano in base alle patologie dei bambini. Dal punto di vista scientifico intendiamo fare finalmente la differenza perche’ ad oggi e’ stata praticata la delfino terapia soltanto perche’ i pazienti hanno riscontrato un beneficio. (FONTE DIRE)