Gli ultimi dieci anni hanno visto il riscaldamento terrestre creare mutamenti biologici negli oceani. Questo è un fatto che mai era accaduto prima. Lo rivela un nuovo studio internazionale che ha visto la partecipazione del Cnr-Ismar.
Il riscaldamento globale sta avendo delle ripercussioni anche negli oceani
Le conseguenze per la fauna e la flora marina potrebbero essere irreparabili. Lo studio si basa su un nuovo modello numerico globale costruito sulla teoria ‘Metal’. Secondo il 5th Assessment Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change dal 1995 l’oceano globale ha assorbito oltre il 90% del calore in eccesso intrappolato nell’atmosfera dai gas serra. Va detto che quest’analisi monitora solo una porzione di oceano rispetto al cambiamento climatico. Ancora non è possibile prevedere i risvolti sulla complessità totale degli oceani e sulla loro popolazione.
Per verificare l’efficacia delle predizioni, il modello è stato inizialmente testato su quattordici regioni oceaniche per le quali esistevano osservazioni multi-decennali (dagli anni ’60) dovute a programmi di monitoraggio. Il modello è stato poi applicato su scala globale nel periodo 1960-2015. Infatti, il sistema ‘Metal’ ha identificato tra il 2010 e il 2015 un notevole cambiamenti, come non erano mai accaduti prima, nel mondo animale dell’oceano. Secondo i ricercatori tutto ciò può essere da collegare a El Nino, ossia alle anomalie di temperatura in Atlantico e nel Pacifico e al riscaldamento dell’Artico.
I programmi di monitoraggio delle popolazioni marine coprono solo una piccola area dell’oceano, solitamente vicino alla costa. Al contrario, ‘Metal’ offre una copertura globale collegandolo con i sistemi di monitoraggio esistenti. Grazie a questa metodologia, è possibile predire i principali cambiamenti biologici su scale più ampie in uno spazio tempo. ‘Metal’, inoltre, segnala i cambi di regime negli ecosistemi marini allertando così sulle conseguenze sui servizi ecosistemici associati.
Fonte DIRE