Scuola: ecco il mondo in cui vale tutto, anche il suo esatto contrario. Prima il no ai concorsi straordinari, che ora tornano, così come i Tfa, che dovevano finire.
Siamo a settembre dello scorso anno, l’attuale maggioranza di Governo è operativa da pochi mesi perché particolarmente tortuoso si è rivelato il percorso che ha condotto alla sua formazione. Si comincia a parlare concretamente di scuola, quella scuola in cui, questa la linea scelta dal nuovo MIUR, si torna ai concorsi ordinari e si individua in essi l’unica via possibile per il reclutamento. Mai più concorsi riservati o straordinari, serve rimettere ordine. Questo il concetto espresso dallo stesso Bussetti nel salotto televisivo di Repubblica al cospetto di Corrado Zunino. Bussetti afferma sui concorsi ordinari:
“Se lo passi bene, sennò ti ripresenti al successivo”, afferma un sonoro basta il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Basta con i bandi straordinari per precari abilitati, non abilitati, basta con il Fit che deve formare un docente per tre anni dopo il concorso, non partirà nessun nuovo tirocinio universitario, altrimenti detto Tfa. Si deve chiudere con la vecchia Babele dell’arruolamento. Non pago, Bussetti aggiunge:
“Insieme al mio staff sto lavorando da agosto a un progetto di grande semplificazione. C’è bisogno di docenti giovani che diano forza alla scuola italiana, laureati subito in cattedra. La mia idea, che proporrò ai sindacati e alle parti sociali, è quella di fermare le procedure straordinarie non ancora avviate, dare semplificazione e un ordine”.
Passano i mesi ma non passa il malcontento del popolo della scuola, che continua a disperarsi per un rinnovo di contratto che tarda ad arrivare e per un aumento stipendiale che non arriverà mai, stando al Def. Non si capisce l’utilità della regionalizzazione, non ci si spiega il perché di un nuovo Tfa da pagare oltre 3000 euro, non si dorme la notte al pensiero che un nuovo concorso metterà nei guai chi un concorso l’ha vinto già ma è come se non fosse mai successo. Le sigle sindacali si uniscono, raccolgono il grido dei lavoratori e si accordano per lo sciopero generale del 17 maggio. Poi una notte cambia il mondo, della scuola.
Lo sciopero viene revocato perché la regionalizzazione non si fa, anche se non sta scritto da nessuna parte, il contratto verrà rinnovato con “adeguamento proporzionale alle responsabilità”, per quanto riguarda i fondi, quelli li troveremo, vedrete. Poi le ottime notizie per i precari, quelli disperati che si sono sentiti ripetere che non avranno mai percorsi straordinari o prove non selettive. Tranquilli, riparte tutto come prima: un concorso semplificato e la conseguente immissione in ruolo per coloro che hanno già l’abilitazione; un percorso abilitante e selettivo, con assunzione semplificata, per coloro che pur non avendo nessuna abilitazione all’insegnamento ha già effettuato almeno tre anni di supplenza.
Altro che rimettere ordine, quello a cui assistiamo è il balletto triste e ridicolo di chi affronta le questioni vitali del mondo della scuola solo con la paura di aver perso consenso e di avvicinarsi alle elezioni europee con uno sciopero generale da un milione di persone. È per questo che vale tutto, oggi tutto si può dire, pronti, se serve, ad affermare il suo esatto contrario.