L’On. Stefania Pezzopane si scaglia contro la Fiction di Rai 1 “L’Aquila, Grandi speranze” intervenendo all’interno della trasmissione Un Giorno da Ascoltare,
L’Aquila grandi speranze o grandi delusioni?
“Le cose che mi hanno disturbata di questa fiction sono molte. Il sindaco si è indignato tardivamente perché quando è stata fatta la presentazione lui era li presente insieme al cast e quando è intervenuto ha speso belle parole e poi ci ha ripensato. Quando si fa un carico così importante sulla fiction, con comunicati stampa, presentazioni, rimarcando i dieci anni del terremoto si creano delle aspettative molto grandi che in questo caso non sono state rispettate. Quello che mi ha dato più fastidio in assoluto sono state le baby gang, i bambini in bicicletta che rubavano: ci tengo a dire che i bambini della città a tutto pensavano tranne che andare nel centro storico a rubare anche perché la fiction è ambientata nel 2010 a un anno esatto dal terremoto e i bambini, quei pochi che erano rimasti, erano ancora scossi da quello che avevano subìto e poi tra l’altro il centro della città era ancora chiuso per cui era impossibile scorrazzare per le vie anche volendo. Ho provato a chiedere più volte il perché di queste scelte da parte del regista Marco Risi ma non mi ha mai risposto: io riproverò perché non mi piace che le domande rimangano senza risposta. Quello che ho detto è stato molto apprezzato anche nei miei social infatti c’è molta gente che non ha apprezzato questa fiction, gente del posto che non si sente rappresentata nemmeno dagli accenti che si sentono che non sono del posto. L’altra cosa che mi ha lasciato interdetta è la grande mobilitazione del popolo delle carrette che è stata fatta passare come una cosa un po’ radical chic accompagnata da organetto e violino: la realtà fu ben altra storia perché quella mattina ci fu un’entrata forzata nella città con la rottura della transenna ma fu appunto un segno forte che volle dare il popolo aquilano ovvero quello di riprendere in mano la città, non di certo una sfilata radical chic accompagnata da organetti e quant’altro ma anzi con la polizia che prendeva i nomi di chi rompeva le barriere fu una protesta molto forte.
Al regista della fiction, Marco Risi, ho chiesto e continuo a chiedere di darci spiegazioni, a me e alla gente de L’Aquila, di chiedere scusa a loro per aver creato false aspettative, per aver mostrato la nostra città come un set nel quale poter interpretare la qualunque. Inoltre dovrebbero scrivere come sottotitolo: “Questa non è L’Aquila, questa è finzione!”