Lavoro: la proposta del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, sulla riduzione dell’orario, pone l’accento sull’assenza della questione nel dibattito pubblico, l’ultima volta che è stato affrontato il problema era il 1990, e sulla possibilità di aumentare i posti di lavoro.
Sono passati diciannove anni, e l’organizzazione del lavoro dovrebbe cambiare: favorire l’aumento dell’occupazione e migliorare la qualità della produttività.
Ipotizziamo che si otterrà una riduzione dell’orario, quali vantaggi psicologici ne potrebbero derivare? Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, con Roberto Ibba, psicologo del lavoro e delle organizzazioni dell’Ordine degli Psicologi del Lazio. “I vantaggi sarebbero molteplici: non sempre alla quantità del lavoro corrisponde una buona qualità, pertanto le ore trascorse in ufficio non vengono sempre utilizzate per l’attività lavorativa – ha spiegato Ibba – se il soggetto trovasse maggior tempo libero, disponibile per sé, potrebbe impiegarlo per la cura della persona e ne deriverebbero vantaggi in termini di produttività.”
I disturbi causati dallo stress lavoro – correlato
Lavoro: se non gestito bene, può essere causa di una serie di disturbi quali “insonnia, stanchezza, senso di inadeguatezza rispetto alle attività richieste – ha osservato Roberto Ibba – lo stress si verifica quando il soggetto viene oberato di attività al di sopra della proprie forze. Ne può risentire anche l’apparato cardiovascolare o digerente, a farne le spese sono soprattutto gli uomini.”
Le cause
“La miopia imprenditoriale, e la falsa equazione più ore lavorate più produttività non favorisce il cambiamento – secondo Roberto Ibba – bisognerebbe favorire una sorta di educazione nei confronti degli imprenditori, forse soltanto mostrandogli i dati cambierebbero idea. In Italia esiste un problema di produttività che non si risolve modificando gli orari di lavoro, ma umanizzando il lavoro, e agendo sulle leve motivazionali che non sono solo quelle economiche.”
La proposta della riduzione dell’orario di lavoro dovrebbe essere inserita in un pacchetto più ampio di cambiamenti, “se non accompagnata da una cultura che la sostiene – si è congedato Ibba – potrebbe rimanere un’idea campata in aria.”