Kabir Bedi da qualche tempo è ambasciatore di una ONG molto importante: Care&Share, che ha il compito di strappare i bambini indiani dalla strada per permettere loro di studiare.
Care&Share
“I ragazzi indiani non hanno niente, vivono nelle baracche con i loro genitori senza avere un punto di ritrovo in cui poter stare durante il giorno. Care&share ha costruito una bella scuola, confortevole, per portarli in un posto sicuro, in cui possono imparare molte cose stando in una bella atmosfera creata anche da persone italiane e insegnanti molto preparati e professionali. Questa causa per me è molto importante, è doveroso contrastare la povertà nel mondo attraverso l’istruzione e la cultura. Il primo Ministro indiano vendeva il tè alla stazione prima di diventare il capo di un Paese che conta circa un miliardo di persone e tutto questo è accaduto perché ha avuto modo di studiare e nella mia vita ho visto situazioni analoghe in cui l’istruzione ha compiuto dei veri e propri miracoli quindi anche io volevo fare qualcosa per migliorare la vita di questi ragazzi. “Dalla strada alla scuola”, questo è il motto di Care&share ma in realtà viene permesso loro di continuare fino all’università.”
La carriera tra cinema e tv
“Ho fatto carriera in vari continenti, tra Hollywood ed Europa ma anche Bollywood e ovviamente ci sono delle differenze sostanziali per ogni casa cinematografica. In Bollywood si improvvisa molto, ci sono molti modi per inventare anche sul set. Ad Hollywood invece c’è molta più preparazione dietro, anche due anni ma poi si gira per due mesi, continuamente, tutto è molto veloce. In India si comincia subito ma si gira piano piano, si arriva anche a girare una scena per tre o quattro giorni poi si sospende e si ricomincia per altri tre mesi. Io preferisco essere molto preparato prima di girare ma anche Bollywood mi diverte perché l’ho sempre vista come una sfida. Ho improvvisato molto anche qui in Italia, quando ho fatto Un Medico in Famiglia con Lino Banfi, anche lui improvvisava e bisognava essere molto pronti anche per improvvisare sul set e stargli dietro con le battute. La mia interpretazione di Sandokan fu casuale: la produzione cercava un attore asiatico e quindi sarebbe dovuta andare in sei città asiatiche. La prima fu Bombay e il primo attore che hanno incontrato fui io ma non si resero subito conto che avrei potuto interpretare il ruolo e così continuò a girare per gli altri Paesi quando un bel giorno arrivò una chiamata: mi dissero che sarei dovuto andare a Roma a fare tanti provini e superare tante prove, i acqua, a cavallo, con le spade, scene drammatiche, scene d’amore, prove di trucco, di costume… Ma alla fine fui preso per interpretare Sandokan ed è stato un onore per me.
Anche L’Isola dei Famosi è stata una grande sfida per me: alcuni concorrenti erano molto più giovani e più forti di me, facevano molta propaganda pur di vincere, si creavano i gruppi, i malintesi ma nonostante tutto sono riuscito ad arrivare secondo dopo Sergio Muniz che meritava di vincere perché era molto forte. Mi ricordo che c’era molta competizione e che molti concorrenti diventavano cattivi. Altri rimanevano così com’erano ma questo accade quando c’è grande stress e si soffre molto la fame: io avevo perso otto chili in dodici settimane. Il cibo manca davvero sull’Isola, non è una cosa finta, la fame si soffre veramente. Le cose da mangiare venivano guadagnate con altre competizioni e le emozioni di tutti noi erano molto alterate, c’erano molti nervosismi.
Non ho alcun rancore nei confronti di Sergio Muniz che vinse quell’edizione: lui è davvero una brava persona, la rispetto molto e penso che sia stato giusto far vincere lui perché lo meritava davvero.
Quest’anno avevano chiesto se avessi voluto fare l’inviato sull’Isola dei Famosi al posto di Alvin ma poi non si è riusciti ad arrivare ad un accordo: la stampa ha parlato di questa ipotesi come fosse stata una certezza ma in realtà era soltanto un’ipotesi. Quindi per ora non ho progetti in Italia ma sarei onorato se dovessi fare qualcosa qui perché amo questa Penisola, mi ha dato sempre tanto: sarò per sempre grato all’Italia e agli italiani.”