Revenge porn: il 10% degli uomini minaccia di pubblicare scene di vita intima e il 70% lo fa davvero, cosa scatta nella mente di chi decide di divulgare contenuti privati? Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, col prof. Giuseppe Lavenia. “Scatta una sorta di escalation dell’odio. Attraverso la rete, questi atti vengono vissuti come burle e non per quello che sono. C’è un narcisismo digitale dilagante – ha osservato Lavenia – i ragazzi danno poco valore all’immagine, scambiano materiale intimo e molti di loro non ne parlano coi genitori.”

Revenge porn: la vendetta pornografica appartiene anzitutto al desiderio maschile di amplificare le proprie conquiste, è uno di quei “momenti, intimi, che dovrebbe essere vissuto a due e non dovrebbe essere amplificato da apparecchiature tecnologiche. Gli adolescenti evitano di parlarne coi genitori perché pensano che non sono in grado di capirli – ha aggiunto il professor Giuseppe Lavenia – bisogna ridurre la distanza relazionale che si è creata tra loro e ripristinare il dialogo. Gli adulti dovrebbero, mostrarsi interessati, prendere consapevolezza del mondo digitale, fare momenti di detox coi figli e permettere loro di valorizzare il mondo senza cellulare.” 

Virilità e odio

“La sessualità è un tema legato alla mascolinità, alla virilità, che si amplifica attraverso il virale. Condividere le proprie conquiste è una dimostrazione di forza per gli uomini – ha sottolineato il presidente dell’associazione nazionale Dipendenze Tecnologiche – realizzando video in momenti non permette di godere il momento. I ragazzi non cercano più conferme nel reale, ma attraverso il virtuale, o un post che leggono.”

Le ragazze, diffamate, non ci fanno una bella figura, ma “sono tutti pregiudizi che arrivano dal passato, dimostrano che manca intelligenza emotiva – si è congedato Giuseppe Lavenia – l’amore può finire, per i giovani e per gli adulti, e i momenti intimi dovrebbero rimanere tali.”

 

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