Play Therapy, ovvero il gioco come processo terapeutico ed educativo.
Parliamo di un nuovo progetto di ricerca, interno a L.A.T.E. “Learning and activation through experience” del laboratorio HERACLE di Unicusano.
I ricercatori dell’Ateneo romano hanno realizzato un percorso didattico, multilaterale e trasversale per valorizzare le potenzialità del bambino in età prescolare. Tutto attraverso l’esperienza teatrale. Scopriamone di più.
Play Therapy: cos’è e quali benefici ha?
È il gioco il canale preferito dei bambini per apprendere e comunicare; ed è attraverso il gioco che possiamo valorizzare e potenziare le loro abilità. La Play therapy si fonda proprio sul gioco come mezzo per comunicare, gestire e risolvere problemi.
L’evoluzione del progetto L.A.T.E. abbraccia così l’educazione teatrale (psicodramma, musicoterapia, teatralità). Obiettivi? Confermare l’importanza delle emozioni nella didattica e nell’educare per acquisire abilità di social cognition, definendone processi “hot”, con i quali si identificano le abilità di saper condividere gli stati emotivi dell’altro (empatia), che processi “cold”, con i quali si identificano le abilità di saper assumere la prospettiva dell’altro attraverso la lettura dei suoi stati mentali e desideri.
Il progetto di ricerca Play Therapy dell’Università Niccolò Cusano è svolto presso le scuole materne aderenti, su classi di bambini di 3 anni. Tutti gli Educatori alla Teatralità, che collaborano al progetto di ricerca dell’Ateneo, applicano la stessa metodologia sotto la Direzione Scientifica del Prof. Gaetano Oliva Docente di Teatro d’Animazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Piacenza e Brescia.
Play Therapy: perché usare il teatro?
È un allenamento emotivo. Il gioco teatrale è un mezzo per sviluppare abilità sociali e imparare a gestire le emozioni proprie e altrui. Lo stesso avviene anche per gli studenti con sindromi autistiche all’interno di un ambiente inclusivo.
L’educazione teatrale diventa quindi educazione emotiva, dove i bambini sono protagonisti e gli educatori hanno il compito di attuare metodologie adeguate allo sviluppo delle varie capacità del bambino di percepire, comprendere, esprimere e gestire l’emozione per poter divenire un individuo fiducioso e motivato, in gradi di affrontare un ambiente in fieri.
In particolar modo, la drammatizzazione rende consapevoli. Il bambino attore è chiamato a reinventare la realtà insieme ai compagni di gioco: ognuno nella propria diversità è libero di esprimersi con creatività.
***Articolo a cura di Michela Crisci***