Parte domani la quinta edizione di “Canta, suona e cammina. Musica nei luoghi sacri” a Napoli. Un progetto promosso dalla Regione Campania e dalla Curia Arcivescovile di Napoli. Un’iniziativa realizzata in collaborazione con la Scabec e la Fondazione Fare Chiesa Città. Otto bande e oltre trecento ragazzi coinvolti anche quest’anno in un percorso formativo. Un percorso dove la musica è uno strumento di crescita culturale e sociale, in alcune delle zone e dei quartieri dell’area metropolitana più a rischio evasione scolastica e criminalità.
Da cinque anni associazioni e maestri organizzano la manifestazione e le attività ad essa correlate
Il tema di quest’edizione è “Musica in marcia” si comporrà di una serie di concerti, visite guidate e attività formative. Attività riservate ai ragazzi delle bande e in alcune occasioni aperte anche al pubblico. Prima tappa la visita guidata al Conservatorio di Musica San Pietro a Majella con il suo museo degli strumenti e la storica biblioteca. I ragazzi assisteranno inoltre all’Opera per ragazzi del compositore napoletano Gaetano Panariello, ispirata a ‘I musicanti di Brema’ dei fratelli Grimm. Nel corso della manifestazione i ragazzi delle bande avranno la possibilità di esibirsi nei luoghi più significativi della città di Napoli. Potranno anche visitare gratuitamente musei e presidi scientifici.
Sono cinque anni che cinquanta maestri e una rete di associazioni, centri educativi e parrocchie portano avanti un’attività di promozione della cultura e della musica bandistica. E lo fanno lavorando in alcune delle aree più difficili di Napoli e dei comuni limitrofi di Torre del Greco, Pompei e Afragola. In questi cinque anni più di trecento ragazzi tra gli 8 e i 15 anni si sono incontrati due volte a settimana per studiare insieme formando le bande di Scampia, Barra, Capodimonte, Torre del Greco, Pompei, Afragola, Porta Capuana, Quartieri Spagnoli. Il progetto nasce dall’idea che la musica può essere utilizzata come efficace strumento d’integrazione culturale e sociale. Proprio come sostenuto dal famoso modello venezuelano di Jose’ Antonio Abreu, la pratica della musica d’insieme favorisce i processi di integrazione e di inclusione, soprattutto a partire dai più giovani e nelle situazioni di disagio.
Fonte DIRE