La regione Lazio dà il via al progetto “Io non odio”, promosso dall’assessorato alle Pari opportunità della Regione. Un’iniziatica rivolta agli istituti superiori di Roma e del Lazio per creare consapevolezza tra i giovani sul tema della violenza nei confronti delle donne. Ma si tratta anche di un modo per sensibilizzare circa le diverse conseguenze e connessioni che l’odio crea e propaga.

Un progetto per sensibilizzare su tutte le forme di violenza, da quella su donne a quella sul Web

Tra i temi affrontati omofobia, razzismo, bullismo, utilizzo distorto dei social. Il progetto partirà da aprile a dicembre, per comprendere che tipo di concezione gli adolescenti abbiano del fenomeno della violenza sulle donne con forum e dibattiti. “Il progetto affronta tutte le tematiche di intolleranza, cominciando con la violenza contro le donne. In seguito, affronteremo il bullismo e il cyberbullismo e le intolleranza razziali- ha spiegato l’assessore regionale alle Pari opportunità, Lorenza Bonaccorsi- È un percorso fatto con le scuole dentro le scuole, per portare lì la discussione con i ragazzi, tra i ragazzi e con gli insegnanti per affrontare tutti i temi della fragilità del nostro mondo”.

La prima delle quattro tappe, che si svolgeranno anche a maggio, novembre e dicembre, di ‘Io non odio’ ha visto numerosi volti dello spettacolo prendere parte all’iniziativa. Infatti, le attrici Sabrina Impacciatore, Isabella Ragonese e Benedetta Porcaroli sono state protagoniste di una serata all’Auditorium Parco della Musica  assieme ad alcune studentesse di Roma e del Lazio. Le attrici e le studentesse hanno recitato  in ‘Ferite a Morte’, un progetto teatrale scritto e diretto da Serena Dandini. Il testo si compone di una serie di monologhi ispirati da fatti di cronaca per raccontare tutte le storie delle donne vittime di violenza.

La presentatrice ha lanciato un appello agli uomini per affrontare la questione del femminicidio, che in Italia sta mietendo numerose vittime. “Io mi chiederei cosa possono fare gli uomini per combattere questo dramma. Questa piaga, questa cultura è la stessa che porta all’omofobia e al razzismo. E’ incredibile che in tutto il mondo ad occuparsi di questo problema siano le donne. Nei centri antiviolenza, nei pronto soccorso e nei posti di polizia. Ma questa battaglia si vince solo se uomini e donne lavorano insieme”.

                                                                                                                                                       Fonte DIRE