Non solo il Po rischia l’emergenza siccità e la risalita chilometrica del cuneo salino . Anche il secondo fiume d’Italia,  l’Adige, segnala una crescente sofferenza idrica. Il trend è allarmante, se si paragona l’attuale portata, inferiore ai 100 metri cubi al secondo, a quella del marzo di cinque anni fa. Oltre 271 metri cubi al secondo nel 2014, un exploit idrico, dal quale ci si è progressivamente allontanati.

Emergenza idrica per i fiumi di Veneto e Emilia-Romagna

I primi giorni di marzo hanno registrato un 93% in meno di precipitazioni sul bacino del fiume Adige. Siccità che ha riguardato anche l’intera regione Veneto e l’Emilia-Romagna. Qui l’Enza è praticamente asciutto. Mentre il Secchia  segna la portata di 1,53 metri cubi al secondo contro una media del periodo pari a 31,2 ed il Reno. Situazione positiva invece nel Sud Italia. I fiumi di Puglia, Sicilia e Sardegna registrano bacini oltre il 60% delle capacità d’invaso.

“Il paradosso italiano, cui dover porre urgente rimedio, si accentua, se consideriamo che, sul Bel Paese, ogni anno sono finora caduti mediamente 302 miliardi di metri cubi di pioggia, di cui i cambiamenti climatici hanno incrementato l’estremizzazione degli eventi, aumentando i rischi idrogeologici; ad oggi, di tale ricchezza idrica invidiata da tutto il mondo, tratteniamo, per diversi usi, solo l’11,3%! Usando un termine proprio di altri settori, dobbiamo maggiormente tesaurizzare tale patrimonio sempre prezioso”.

A segnalarlo è Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi). “Contestualmente, secondo il ministro dell’Ambiente, il 20% del territorio italiano è a rischio desertificazione per un andamento meteorologico, a macchia di leopardo, accentuato da una spesso incontrollata cementificazione del suolo, la cui prima risposta sta nell’aumentare la resilienza delle comunità attraverso la creazione di bacini per trattenere l’acqua, quando arriva. In Italia attualmente esistono 381 dighe con altrettanti invasi, ma ne servirebbero altri 2.000 di dimensioni medio-piccole e che non vanno ad interferire con la naturalità dei nostri fiumi e torrenti”.

                                                                                                                                                                   Fonte DIRE