#AGeishaDay: ritorna l’appuntamento con la cultura giapponese, a Roma, dal 6 al 12 aprile. Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia con la direttrice artistica Miriam Bendìa, intervenuta su Radio Cusano Campus.
Le novità
Rispetto alla prima edizione, il Festival #AGeishaDay 2019, prevede anche l’arrivo di nuove Sacerdotesse dell’Arte. “Tutto il Festival si svolgerà presso il ristorante giapponese tradizionale Rokko – ha osservato Bendìa – che è anche un centro di cultura nipponica. Alcune protagoniste conoscono già la nostra città, sono rimaste folgorate dalla bellezza di Roma e sono ansiose di tornare: faremo dei workshop sul trucco oshiroi, sul kimono, la cerimonia del tè e l’Ozashiki (il geisha party serale nell’Ochaya, la casa da tè). Riproponiamo il format #AGeishaDay per far rivivere agli ospiti le giornate tipo delle Sacerdotesse giapponesi dell’Arte. Appunto una Giornata da Geisha, come si svolge in una Okiya (la casa delle Geisha).”
La bellezza in Oriente e Occidente
I canoni di bellezza orientali sono diversi dai nostri: “Nel Karyūkai (il mondo del fiore e del salice) una ruga non è una vergogna, ogni ruga è una medaglia d’onore che la vita e l’arte ci hanno donato. Loro concepiscono diversamente la bellezza femminile – ha aggiunto Miriam Bendìa – ad esempio noi tendiamo ad aumentare il volume delle labbra, mentre in Giappone la sensualità, per una donna, passa dalle labbra sottili. La nuca è un’altra parte del corpo molto sexy, è l’unico punto scoperto nello stile della Geisha! Come ha detto Tamara Viola, nostra ospite nel 2018, quella porzione di pelle scoperta, senza oshiroi e senza seta, simboleggia una promessa che nessuno poi vorrà mantenere… Le scarpe delle Geisha sono tendenzialmente basse, indossano i lignei Geta, addirittura negli spettacoli si esibiscono solo con i bianchi tabi. Soltanto all’inizio, come Maiko (apprendiste Geisha) usano ‘scarpe alte’: gli Okobo. Gli Okobo sono dei sandali tradizionali giapponesi fatti con un solo blocco di legno scolpito ed hanno un tacco molto alto (circa 13 centimetri), unico, simile ad una zeppa e scavato nella parte anteriore del piede, parte che quindi non poggia per terra. Hanno una stringa a forma di Y posizionata al centro della parte anteriore della suola, tra l’alluce e le altre dita che tiene il piede legato alla scarpa. Di solito, la parte in legno non è rifinita o è rifinita in modo naturale, lasciando quindi il colore originale del legno, ma durante l’estate le Maiko indossano degli Okobo laccati di nero. La stringa è solitamente di colore rosso per le nuove Maiko mentre è gialla per quelle che hanno quasi finito il loro apprendistato. Camminare con gli alti Okobo e il Kimono è una delle cose più complicate da apprendere, all’inizio della propria carriera da Geisha!”
La geisha rischia di scomparire
#AGeishaDay: gli affezionati e i curiosi si preparino. Anche per questa seconda edizione sarà possibile “…Sperimentare in prima persona un modo di vivere e convivere con l’arte diverso e lontano dal nostro. Come le tigri e gli orsi polari la Geisha rischia di scomparire – si è congedata Bendìa – prima erano migliaia in Giappone, ora ne sono rimaste circa cinquecento. Si arriva al titolo onorifico studiando duramente, attraverso una scuola che dura cinque anni. Se superi tutti gli esami puoi diventare Geisha. Alcune studentesse cambiano professione lungo la strada, o decidono di sposarsi e abbandonano la scuola. La loro è una vita di sacrifici, sono Sacerdotesse dell’Arte, rappresentano il cuore del Giappone e poche aspiranti riescono a reggere lo stress dei ritmi quel modo di vivere. Il cuore del popolo giapponese è il cuore del Giappone: finché il cuore del Giappone batterà per una Geisha entrambi sopravvivranno. Non può esistere un mondo senza Geisha!”