Laura Sebastio di Non Una Di Meno è l’organizzatrice di una tre giorni transfemminista a Verona, dal 29 al 31 marzo, che si svolgerà in concomitanza con il Congresso della famiglia. Ai nostri microfoni spiega l’importanza di manifestare contro questo convegno al quale prenderanno parte anche molte figure della politica italiana.
La tre giorni transfemminista
“Noi abbiamo organizzato una tre giorni transfemminista che in realtà comincia con alcuni eventi già da oggi però il clou degli eventi sarà dal 29 al 31 marzo. L’evento che sta raccogliendo più adesioni dalla stampa è il corteo che si svolgerà sabato pomeriggio dalle 14.30 e partirà dal piazzale della Stazione al quale abbiamo ricevuto tantissime adesioni, così tante a Verona non si erano mai viste. Da li ci sposteremo in direzione Arena per poi fermarci nella Piazza principale nella quale ci saranno una serie di cose tra cui proteste, slogan e manifestazioni quanto più coreografiche possibile, dopo di che il corteo proseguirà e si fermerà alla Stazione di Porta Vescovo che è l’altra stazione della città.
Questo epiteto che abbiamo dato alla manifestazione è una scommessa! Il transfemminismo è un femminismo che va oltre le soggettività delle donne biologicamente intese e va a comprendere invece soggettività che si autodeterminano come gay, bisex, transessuali e lesbiche ma anche migranti quindi è un femminismo che non si ferma a un’identità specifica ma che comprende anche tutte le altre categorie definite come minoranze sessuali che subiscono la stessa oppressione dal sistema patriarcale.”
Le proteste
“I temi che ci fanno arrabbiare sono ovviamente tutti, gli organizzatori appartengono a due organizzazioni no choice e il tema dell’aborto che è quello che ci fa più infervorare non verrà trattato al congresso ma sappiamo bene che queste associazioni sono accomunate da una ferocissima lotta contro il diritto all’aborto. In tutti i Paesi dove si è svolto il Congresso della Famiglia, sono state avanzate delle proposte per limitare la libertà all’interruzione di gravidanza, la contraccezione, le unioni civili o anche la fecondazione medicalmente assistita. Loro si muovono anche sotto il punto di vista politico e qui in Italia, come ben vediamo, trovano un grande sostegno promuovendo anche delle leggi che non vanno direttamente ad abolire le leggi pre esistenti, cosa che sarebbe molto difficile ma cercano di svuotarle con altri tipi di provvedimenti. Altro tema spinoso è quello della famiglia “tradizionale” che noi leggiamo come patriarcale perché ogni volta che si parla di natura noi donne ci rimettiamo: chi fa discorsi che inneggiano alla natura di solito è di sesso maschile e di solito vengono fatti per mantenere lo status quo. La famiglia che loro dicono naturale in realtà non ha nulla di naturale in quanto la famiglia è un’istituzione umana e storicamente denominata attraverso una definizione etero patriarcale. Per come la vediamo noi è un’istituzione culturale, passibile di trasformazione a cui stiamo per fortuna assistendo: questo loro puntare sul naturale è in realtà un voler ostacolare una visione di famiglia che tenderebbe ad essere invece più inclusiva.”