Creatività e ingegno: quali fattori incidono nel favorire entrambi i processi? Ne parla il libro “La specie creativa. L’ingegno umano che dà forma al mondo” di Anthony Brandt e David Eagleman, e abbiamo voluto approfondire i contenuti a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, con Caterina D’Ardia, neuropsichiatra infantile.
Il concetto di creatività appartiene anche alla natura, “vediamo i castori, gli animali, fare cose creative – ha osservato Caterina D’Ardia – l’essere umano ha delle capacità in più, riesce a fare salti creativi molto alti: dipingere, scrivere libri. Questo non vuol dire che la creatività sia inventarsi qualcosa, ma è un processo estremamente complesso che richiede conoscenze importanti.”
Creare è risolvere un problema
Cominciamo a creare fin dai primi anni di vita. La scuola e la famiglia, dunque, sono i primi luoghi dove esprimiamo il processo creativo. “Il bambino dev’essere messo nella condizione di creare, anche in modo fantasioso, errato, riprovare, modellare – ha aggiunto la professoressa D’Ardia, dell’Università Niccolò Cusano – tutto provoca conoscenza e ricchezze, e tutto porterà a quel processo complesso che è la risoluzione di un problema, che è alla base della creatività. Non si crea se non c’è la necessità di risolvere un problema.”
La funzione delle emozioni
Creatività: se il sistema sociale in cui viviamo ha un ruolo nel definire i contorni dei processo creativi, anche le emozioni possono traghettarci verso la produzione di una determinata opera o no? “Non bisogna pensare all’artista come ad una persona in balia delle emozioni – ha aggiunto D’Ardia – grandissimi scrittori raccontano della loro attività come di un processo quotidiano e regolare. Il processo creativo permette all’uomo di percorrere molteplici vie possibili.”
Il testo di Brandt ed Eagleman spiega che “non siamo sempre pronti ad accogliere determinate novità – si è congedata Caterina D’Ardia – in riferimento a correnti artistiche accettate e comprese con difficoltà, ad esempio.”