A Quello che le donne non dicono, la rubrica di Un Giorno Da Ascoltare la Dott.ssa Serenella Salomoni interviene per parlare di cosa scatta nella mente di una persona, uomo o donna che sia, quando decide di fare sesso a pagamento.
Il punto di vista psicologico
“Una donna decide di “prendere in affitto” un gigolò e quindi fare sesso a pagamento con lui per motivi totalmente diversi da quelli che spingono un uomo ad andare a prostitute: la donna cerca compagnia e visibilità, tende a portare il gigolò a cena fuori e a farsi vedere il più possibile con lui, passandoci una notte anche solo per pura compagnia. Un uomo lo fa per altri motivi, in quel momento sta comprando un oggetto, sta svilendo la donna, per cui bisognerebbe impedire totalmente la diffusione di questo fenomeno abolendo totalmente la prostituzione e non aggiungere escamotage per far sì che si diffonda ancor di più, come consentire la riapertura delle case chiuse. Ad ogni modo gli uomini che frequentano le prostitute hanno cattivi rapporti con l’altro sesso, non riescono ad instaurare un vero e proprio legame con la donna e dunque pagare per fare sesso, considerare la donna come un oggetto da comprare viene spontaneo per queste persone. Questi sono uomini con una doppia personalità: da un lato fanno i bravi padri di famiglia, dall’altro si spingono per soddisfare tutti gli istinti e le fantasie più strane attraverso il sesso con le prostitute, seguendo quell’istinto che li porta a dover svalorizzare innanzitutto la figura femminile per sentirsi più importanti.
L’unica categoria che si è provato a giustificare è quella delle persone con gravi handicap che non possono avere una vita sessualmente attiva ma anche in quel caso è sbagliato tant’è che in Europa esiste una figura di “assistente sessuale” per queste persone: sappiamo bene quanto loro abbiano bisogno di affetto, per cui al giorno d’oggi il sesso a pagamento non dovrebbe essere utilizzato nemmeno per questo scopo. Se ne è discusso anche qui in Italia ma purtroppo abbiamo una legge che è ancora ferma in Parlamento.
Il problema di fondo rimane sempre lo stesso: dovremmo insegnare di più ai nostri figli e nelle scuole che cos’è la sessualità e che cos’è l’affettività e spiegare loro che non si può giustificare chi fa sesso a pagamento perché è un fenomeno che non dovrebbe proprio esistere.”
Posso dire che principalmente la prostituzione remunerata è sesso a basso costo, rispetto a quella non remunerata. Inoltre, la prima impiega un lasso temporale più veloce con la rispettiva relazione, soprattutto nella relativa clandestinità e maggiormente nascosto, nei confronti della seconda.