Un ddl del 2013 presentato dalla Senatrice Spilabotte, un altro nel 2015. Sempre nel 2013 l’On. Calipari e l’On Naccarato: il PD era favorevole alla regolarizzazione della prostituzione fino a poco tempo fa. Poi, il cambio di rotta. Cosa è cambiato ce lo racconta l’On. Caterina Bini, Senatrice del PD che insieme ad altri esponenti del Partito Democratico, ha firmato un disegno di legge  che prevede fino a un anno di carcere e diecimila euro di multa per i clienti delle prostitute. 

Il cambio di rotta del Partito Democratico

“Questa non necessariamente rappresenta la posizione di tutto quanto il partito. Io personalmente fino a qualche tempo fa credevo che la regolarizzazione della prostituzione potesse essere la risposta giusta poi sono stata coinvolta da un po’ di associazioni che mi hanno chiesto di approfondire questo tema: andando a leggere dei dati e facendo delle ricerche mi sono accorta che in Paesi dove il fenomeno della prostituzione è stato regolarizzato, Olanda, Germania e tanti altri… lo sfruttamento in realtà è aumentato. Il tema che ci interessa colpire è lo sfruttamento femminile e chi viene colto sul fatto; ad oggi non vedo un modello alternativo: il Parlamento Europeo nel 2014 ha approvato il modello dei Paesi nordici per tutti gli Stati membri perché è il modo migliore per punire e far calare questi fenomeni, ponendo attenzione anche alla figura femminile. Nel momento in cui si deciderà di mettere in campo la legge andranno intensificati anche i controlli e si potrebbe fare come accade per il reddito di cittadinanza con il navigator sebbene io creda che questa figura funzionerà ben poco.

Questa legge è stata accolta positivamente, c’è una parte che continua però ad avere un’opinione diversa ed è diretta verso la regolarizzazione della prostituzione con la riapertura delle case chiude, chiodo su cui batte molto soprattutto il Ministro dell’interno Matteo Salvini. Io ne voglio discutere perché anche io sono partita da una posizione diversa ma poi, quando ho ascoltato la storia di alcune di queste ragazze provenienti dai paesi africani che raccontano tutte la stessa storia, ovvero il loro adescamento attraverso finti lavori qui in Italia e poi il loro sfruttamento con relative percosse da parte dei loro adescatori perché dovevano ripagare il debito del viaggio e a fronte di questo, costrette a prostituirsi, ho cambiato idea e proposto questo ddl insieme ad altri colleghi.”