Festa del papà e San Giuseppe, padre esemplare: il 19 marzo riporta alla memoria l’infanzia, la relazione col papà. Assente o presente, affettuoso o freddo, crescere senza regole e autorevolezza, significa dover fare i conti con una personalità da rafforzare. Tuttavia, la funzione del papà è cambiata nel tempo, da padre padrone è diventato amicone. Oggi è una figura che “evita il conflitto, vuole fare l’amico e il compagno, da un lato – ha osservato Maurizio Quilici a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – dall’altro lato, viviamo in una società schizofrenica, che esalta e delegittima il ruolo del padre: penso alla questione sull’aborto, dove il padre non ha voce in capitolo.”
La rivoluzione paterna
“I significati della rivoluzione paterna sono tanti, sono la vicinanza, l’empatia, il gioco, tutte caratteristiche che fino a cinquant’anni fa il padre non aveva. Siamo passati da un eccesso all’altro, da un rapporto verticale ad un rapporto orizzontale – ha aggiunto Quilici – ritengo che i figli abbiamo già troppi compagni, e non hanno bisogno di un compagno in più, ma di un padre, di cui oggi talvolta si sente la mancanza.”
Tappe storiche
Il papà amico dei figli, e un pò mammo, di oggi è arrivato a questo punto del percorso non a caso. “La rivoluzione paterna ha inizio con la rivoluzione francese, che ha decapitato i padri; con la rivoluzione industriale si introduce un cambiamento antropologico e i padri non passano più il testimone ai figli (la professione per esempio), mentre con le due guerre mondiali e in ultimo col ’68 si assiste alla trasformazione dei ruoli maschio – femmina.” Così il presidente dell’Istituto Studi sulla Paternità che ha aggiunto: “in quest’ultima fase la donna rivendica un nuovo ruolo, non più subalterno, mentre l’uomo scopre la paternità e la differenza tra essere padre e fare il padre. Scopre, in altre parole, la paternità affettiva e le differenze rispetto a quella biologica.”