La donna capovolta è il libro della giornalista Titti Marrone che racconta, con l’ironia tipica dei napoletani, il problema dell’anzianità, il rapporto con la badante straniera, e le esigenze di una figlia dalla vita stimolante e impegnata.

Alina, la badante

“Alina, la badante moldava, è un’ingegnera e una volta arrivata in Italia si trova a dover capovolgere la sua esistenza – ha raccontato Titti Marrone – nasconde la fluida parlata in italiano e finge di biascicare sulle parole, per adeguarsi allo stereotipo della badante.”

Eleonora, figlia dell’anziana signora

La donna capovolta intreccia le vite e i problemi di tre donne, tra cui quelli di Eleonora, intellettuale e donna forte. “E’ l’altro personaggio e si contrappone ad Alina, è la figlia della signora anziana, insegna filosofia, ed è capovolta dagli smottamenti della vita – ha sottolineato l’autrice – avviata verso un percorso che prevede un imminente invecchiamento, preannunciato dalla figura della madre. Eleonora scoprirà tutti gli stereotipi che ha sempre deplorato, accorgendosi di essere razzista, egoista e intransigente.” 

Il punto di massima ironia

L’ironia e la leggerezza sono gli strumenti che scelti per raccontare una storia difficile. Il massimo dell’umorismo viene raggiunto quando “Alina si trova a contatto con un signore, che è il suo padrone, che improvvisamente le salta addosso. Lui si sente incoraggiato da qualcosa che lei dice e il verdetto della moglie sarà il licenziamento in tronco della badante – ha sottolineato Marrone – l’ironia aiuta a sdrammatizzare piccoli drammi che non sono mai soltanto degli altri, ma possono anche essere propri.”

La donna capovolta “è un invito a lavorare su noi stesse, essere più accoglienti e disponibili, vale sia per Eleonora che per Alina: non parteggio per nessuna delle due – si è congedata Titti Marrone – sono dinamiche che conosciamo bene tutti, e non sono di sorellanza come vorremmo fossero.”

Ascolta qui l’intervista integrale