Marco Bertaglia del centro comune di ricerca di Ispra interviene ai nostri microfoni per parlare di sostenibilità ambientale.
Il cambiamento climatico
“A parte il buco dell’ozono il cui problema è stato risolto attraverso una decisione internazionale, tutte le altre problematiche sono peggiorate in maniera inesorabile nonostante gli allarmi lanciati dagli scienziati. Il problema del cambiamento climatico è molto importante ed è un sintomo di una serie di cose gravissime, come lo è anche quello della perdita delle biodiversità: l’80% degli insetti è sparito negli ultimi anni, così come è sparito il 60% della vita su terra dal 1970 ad oggi. La vita si sta distruggendo in tutti i modi e il problema è molto più complicato di quanto si possa pensare: bisognerebbe cambiare drasticamente tante delle cose che facciamo e sono tutte cose possibili da cambiare tecnicamente, ci serve soltanto la volontà politica di cambiare altrimenti saremo sempre più vicini al baratro. Gli allarmismi possono essere difficili da digerire o da accettare ma la realtà scientifica è incontrovertibile.
Si fa fatica a capire che noi abbiamo solamente una Terra, un Pianeta e attualmente stiamo vivendo come se avessimo a disposizione quasi due Pianeti (1,7); se alla fine degli anni 60 esaurivamo quello che il Pianeta poteva fornirci il 31 dicembre, lo scorso anno lo abbiamo esaurito a fine agosto. Tuttavia pensare a una decrescita non vuol dire necessariamente tornare all’età del ferro, non vuol dire spostarsi a cavallo ma quanto meno ridurre l’utilizzo della propria autovettura privata ed attuare quotidianamente piccoli accorgimenti importantissimi per la salute ambientale.”
Extinction Rebellion
“E’ arrivato il momento della disobbedienza civile per opporsi alla politica impassibile di fronte queste problematiche ed è per questo che faccio parte di questo movimento, Extinction Rebellion, lanciato in Gran Bretagna come dichiarazione di ribellione il 31 ottobre scorso. Il 17 novembre scorso è stato il primo giorno di ribellione e io stesso sono andato con più di sei mila persone a bloccare i ponti principali sul Tamigi: da allora ho portato, in qualità di coordinatore nazionale, questo movimento in Italia che si è diffuso nel frattempo in quasi tutto il globo, in oltre 100 Paesi. Il 15 aprile 2019 sarà il giorno della ribellione nazionale, non posso svelare tutto ciò che accadrà m,a posso dire che sicuramente sarà un’azione non violenta ma che servirà a convincere i governi a dichiarare la pericolosità dei cambiamenti climatici e della situazione attuale, a cercare di ridurre il famoso effetto serra perché non abbiamo più tempo, fermare la distruzione degli eco sistemi e creare una democrazia dal basso, partecipata, per decidere insieme ai governi quali sono le misure efficaci da attuare, anche e soprattutto seguendo la scienza.”