Il Prof.Marco Santarelli, direttore scientifico del Centro di Ricerca Res On Network di Londra interviene ai nostri microfoni per parlare della rivoluzione del 5G. Cambierà davvero il nostro futuro?

La rivoluzione del 5G

“Molti titoli di giornale sono un po’ imprecisi. Quando si parla di 5G si tende a semplificare le cose parlando di rivoluzione della banda larga ma in realtà non è così: nel 1991 quando nacque il 2G ci si concentrò molto sul migliorare il traffico voce, il 3G per migliorare le conversazioni e dal 4G in poi è cominciata la vera rivoluzione perché ci fu un netto miglioramento non tanto sulla comunicazione che già era attendibile ma sull’efficienza delle comunicazioni. Questo vuol dire che la prossima generazione che comunemente chiamiamo 5G raccoglierà tutta l’eredità del 4G e permetterà di cambiare gli scenari attraverso l’efficienza e la velocità delle connessioni. Questo permetterà decine di mega byte al secondo a disposizione degli utenti in maniera molto più veloce in maniera simultanea, cosa molto importante; questo vuol dire che non avremo più i crash al sistema dovuti dalle troppe connessioni simultanee. Pensate che attraverso la simultaneità noi riusciremo a connettere più dispositivi nello stesso momento e questo permetterà anche a l’internet delle cose di diventare il tutto: questa trasposizione da internet delle cose a internet del tutto avverrà in maniera reale. Tutto potrà essere gestito da remoto e il 5G ci permetterà di comunicare con le infrastrutture esistenti quindi con tutto ciò che abbiamo in una città attraverso un’altissima velocità che permetterà una massima efficienza.”

Le difficoltà da affrontare

“Ci saranno certamente alcune difficoltà da affrontare legate a due tipi di approccio: il primo quello delle infrastrutture che non sono tutte pronte quindi ci sarebbe da capire se tutto ciò che ci circonda abbia i sensori giusti per captare poi il segnale del 5G ed essere messo in rete in maniera simultanea. Dall’altra parte però c’è una velocità di azione del progetto che prospetta che già nel 2020 si potrà portare avanti uno scambio di sistemi in maniera diversa, quasi in tempo reale.”