È una di quelle storie rimosse, lasciate ai margini di una memoria che non viene tramandata ai posteri. Eppure furono 300mila i profughi giuliano-dalmati che vissero l’esodo dalle terre dell’Adriatico settentrionale, molti dei quali italiani.
Una storia che inizia nel 1944 e termina 14 anni dopo. Lo sfollamento di Zara, l’esodo da Fiume e Pola sono alcuni dei momenti cruciali di questo triste fatto che si intreccia con gli scenari politici internazionali del secondo dopoguerra.

Giornata della memoria

Il 10 febbraio è la Giornata della Memoria, istituita nel 2008. I fatti storici più menzionati sono le cosiddette foibe, il cui nome deriva dagli inghiottitoi carsici dove venivano gettati i corpi delle vittime, in prevalenza italiani provenienti dalla Dalmazia e dal Friuli Venezia Giulia. Ma a questo massacro, segui l’esodo giuliano–dalmati. Una vera e propria emigrazione forzata, in seguito all’ascesa del regime comunista di Tito. Perché proprio gli italiani furono i protagonisti di questo esodo?

In primis, tra gli anni ‘40 e ’50, gli italiani erano il gruppo dominante in Jugoslavia. Inoltre, le violenze fasciste degli anni precedenti a danno di sloveni e croati, avevano determinato un senso di rivalsa. Individuati come nemici, furono costretti ad emigrare in due momenti storici ben definiti:

  • dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943
  • dopo il trattato di pace di Parigi che sanciva la nuova appartenenza di buona parte dell’Istria e della Dalmazia alla Jugoslavia

Oltre a vivere l’esodo, a lasciare la propria casa e le proprie attività per rientrare sul suolo italiano, i profughi giuliano-dalmati furono accolti in malo modo dal nostro popolo.

Esodo giuliano-dalmati

Per affrontare la tematica e ricordarne la storia, giovedì 14 Marzo 2019 presso l’Universistà degli Studi Niccolò Cusano si terrà il secondo appuntamento del ciclo di incontri interdisciplinari d’Ateneo. Relatori di “Esodo dei giuliano-dalmati e foibe” saranno:

Dott. Dino Messina
Giornalista del Corriere della Sera e autore del libro “Italiani due volte”

Dott. Marino Micich
Direttore dell’Archivio-Museo Storico di Fiume a Roma

Ad introdurre i lavori la Prof. Maria Paola Pagnini, Responsabile del ciclo di incontri.

In attesa dell’evento sull’Esodo giuliano-dalmati presso l’Unicusano, vi riportiamo questa poesia di Umberto Saba, in cui molti hanno letto un inno alle coste dalmate per ricordarne la terra sentita come casa. Per non dimenticare. 

Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.

Umberto Saba

 

 

***Articolo a cura di Michela Crisci***