L’attrice Daniela Poggi, protagonista del fil di Ciro Formisano “L’Esodo”, è intervenuta ai microfoni de L’Italia s’è Desta condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus: “La riforma Fornero non fu un errore. Non si valutarono le conseguenze. Anche oggi non si sta facendo nulla per gli esodati rimasti. Oggi non è possibile fare film di inchiesta. Chi osa? Chi ha il coraggio di farlo? Io e Ciro Formisano (regista del film) abbiamo pagato delle serie conseguenze. Questo film ha dato fastidio a tutta la politica. Al cinema non si racconta più quella borghesia che la politica ha distrutto. Il sistema vuole solo commedia, divertimento, horror, violenza e leggerezza”
Film “L’Esodo” e la riforma Fornero
“Ho capito che non c’è stato nessun errore. È stata una volontà di prendere decisioni senza valutare quello che sarebbe successo. Queste persone, alcune delle quali ho incontrato e conosciuto, si sono viste cambiare le regole in corsa. Molte sono state salvaguardate ma ce ne sono ancora 6000 che sono ancora in queste condizioni. Non si sta facendo nulla per salvaguardarle o dare loro quello gli spetterebbe. La cosa incredibile è che a queste persone sono state cambiate in corso le regole. Questa cosa è diabolica, infernale. Si è voluto intaccare la vita di persone che avevano trovato degli accordi e prese delle decisioni con delle regole. Poi, qualcuno ha deciso di adottare delle misure per risolvere dei problemi economici che, invece, non sono stati risolti. La prima cosa che avrebbe dovuto fare la politica era salvaguardare queste persone, dare loro quello che gli spetta”.
Responsabilità
“Ho sentito la responsabilità di rappresentare queste persone. Ciro Formisano si è impegnato tantissimo per realizzare questo film. Lui ha cominciato a leggere queste notizie, si è informato ed ha incontrato queste persone. Ne ha fatto una specie di corto-documentario. Ha scritto un libro che poi è uscito adesso. Poi però ha capito che il documentario non avrebbe avuto la fruibilità di un lungometraggio. Ha deciso quindi di assumersi queste responsabilità che ha condiviso con me”.
Il cinema italiano può ancora fare prodotti di denuncia?
“Oggi non è possibile fare film di inchiesta. Chi osa? Chi ha il coraggio di farlo? Io e Ciro abbiamo pagato delle serie conseguenze. Nonostante il film abbia girato l’Italia grazie ai cinema indipendenti il resto del sistema vuole solo commedia, divertimento, horror e leggerezza. Questo tema è molto scomodo, anche oggi. Ha dato fastidio a tutto il sistema politico, a chi ha votato la legge Fornero e a non l’ha votata. Alcuni politici avevano contattato Ciro Formisano per farne un loro cavallo di battaglia ma lui ha detto di no, non voleva che venisse politicizzato. Abbiamo vinto numerosi premi con questo film e riconoscimenti”.
La borghesia non esiste più e il cinema italiano non ha il coraggio di raccontarlo
“Stiamo vivendo un momento strano, non c’è più logica nel nostro lavoro e non solo. Non sai più come muoverti. Per me qualcuno che ha fatto bene il suo lavoro ed ha avuto successo dovrebbe continuare a lavorare ma non è così. I ruoli non ci sono, si punta soprattutto sui giovani ed è anche giusto. Se bisogna interpretare il ruolo di una madre si vogliono dei caratteri e non delle figure di donne di una società pseudo – borghese. In Italia la borghesia non si racconta più, dobbiamo raccontare solo gli estremi periferici. Le storie normali sembra non interessino più nessuno, bisogna sempre arrivare al paradosso delle situazioni. Non c’è una via di mezzo a parte il fatto che la borghesia è crollata. Il cinema italiano non ha il coraggio di raccontare quello che la politica italiana ha distrutto in questi anni. A noi piace l’utopia mentale ma non vogliamo affrontare la realtà del nostro Paese”.