Luca Marco Comellini, giornalista e segretario del Sindacato dei Militari, è intervenuto a Radio Cusano Campus nella trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente, sulla decisione presa dal Campidoglio e dal Prefetto di schierare l’Esercito per sorvegliare i campi rom di Roma. Si comincia con quello di via Salviati, a Tor Sapienza, e quello di Castel Romano.
“Non posso essere che critico. Ovviamente il Sindacato dei Vigili Urbani ha fatto la sua parte perché stare lì sempre significa respirare tutti questi miasmi, non è il massimo. Come sempre in Italia c’è la soluzione, e la soluzione qual è? I poveri militari, che sembrano la soluzione a tutto. Attualmente grazie anche alla Ministra della Difesa Trenta, che forse fa altro, forse gioca. Io suggerirei una cosa: 40 militari sono pochi. I parlamentari che avrebbero potuto riparare le buche sono oltre 300 parlamentari, e si potevano coprire dei turni, bastano e avanzano”.
L’Esercito soluzione a tutto
“Qui bisogna farla finita, i militari non possono essere la soluzione a tutti i mali di Roma: c’è l’immondizia a Napoli e si mandano i militari, e lo stesso discorso per i roghi della Terra dei Fuochi. E ci sono i campi rom e si mandano i militari. I militari rappresentano una parte importantissima dello Stato, sono impegnati nella difesa dello Stato. Non ci dimentichiamo la Costituzione! Basta con questo doppio uso dei militari. La situazione dei campi rom è una questione di ordine pubblico e di sicurezza, quindi il Ministro degli Interni deve gestire queste situazioni”.
I poteri dell’Esercito
“I soldati non hanno nessun potere, faranno le belle statuine, bersaglio degli insulti e delle azioni, di questi rom, perché rappresentano un presidio di legalità. Ora noi, come Sindacato dei Militari, cercheremo di fare la nostra azione. I militari non possono essere trattati come tappabuchi. La questione dei campi nomadi non riguarda solo Roma, ma tutta Italia, deve essere risolta come un problema di sicurezza e di ordine pubblico. Il Ministro Salvini anziché mangiarsi la nutella, gli spaghetti o i panini, e fare 2000 tweet al giorno, pensasse a come gestire la sicurezza, che non viene fatta con le chiacchiere. Possibile che questo paese debba vivere sugli spot? La sindaca Raggi e Salvini pensino a affrontare un problema così serio”.
Un provvedimento costoso per lo Stato
“Questo servizio di sorveglianza avrà un costo elevato per lo Stato, perché è un servizio che va pagato, tra diaria e una indennità. Ma non hanno poteri di Polizia, fermare e perquisire, perché devono sempre chiamare le Forze dell’Ordine. A cosa servono queste baggianate, perché poi tocca ricorrere sempre alle forze di Polizia? Dal 2008 che è iniziata questa storia di Strade Sicure, il costo che hanno sopportato i cittadini è di 80 milioni di € all’anno. In 10 anni sono 800 milioni. Ma con questa cifra la sicurezza non si poteva incrementare? Questa è la politica che viene fatta in Italia da un decennio”.
La battaglia
“Sicuramente ci muoveremo, come abbiamo fatto la battaglia per le buche di Roma, che abbiamo vinto. Torneremo a interessare il Presidente della Repubblica, perché è lui, il Capo delle Forze Armate, e lui deve dire “Basta con questo snaturamento della funzione dei militari, che non sono poliziotti”. Non li devono mandare perché la gestione dei campi rom è un problema che va risolto con le Forze di Polizia, con la sicurezza, con la prevenzione, con l’applicazione della legge; finché la legge in quei campi latita non ci sarà mai un giorno senza falò, senza traffici, o senza commissione di reati. Mettere i militari fuori dalla porta a vedere chi entra e chi esce non è una soluzione: è uno spreco di risorse. Noi non ci stiamo, a questi giochetti, noi vogliamo che la sicurezza sia sicurezza”.