La mamma stira, il papà lavora o legge: la costruzione della frase è corretta, ma il concetto è retrogrado. Il web polemizza: ai bambini bisognerà pur spiegare che le cose stanno cambiando, a chi spetta il compito? Al momento nessuno è in grado di chiarire come stanno le cose, neppure i sussidiari. 

L’attenzione al rendimento

Dovrebbero occuparsene le insegnanti, durante le lezioni, e approfondire determinati concetti, ma non riescono. Tutta colpa di una esagerata attenzione all’apprendimento, secondo Barbara Riccardi, intervenuta a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus. “I libri, la tv e la radio sono strumenti alternativi utili a combattere gli stereotipi, ma non sono sufficienti a creare percorsi di conoscenza – ha osservato la finalista del global teacher prize – siamo in una fase in cui prestiamo attenzione al rendimento, che al resto. La scuola dovrebbe essere una lente di ingrandimento del sociale, per i ragazzi e dovrebbe portarli alla decodifica della vita quotidiana.”

Per dirla tutta, “negli anni ’50 le donne, oltre che cucinare e stirare, andavano nei campi.”

Oltre ai concetti che stiamo analizzando e che “dovrebbero servire a stimolare la capacità logica e creativa degli studenti, con l’aiuto degli insegnanti, c’è un altro termine che sta girando: zitella.”

La scelta dei testi

La mamma stira, il papà legge: chi sceglie i libri? “Abbiamo una stanza apposita per la raccolta dei testi, segue una riunione sugli eventuali testi per l’anno successo, ma tutto dev’essere passare all’approvazione del collegio docenti. Il punto è un altro, dovremmo fare come nel film L’attimo Fuggente, strappare determinate pagine per portare i ragazzi ad una consapevolezza – si è congedata la Riccardi – stiamo dimenticando l’aspetto creativo delle lezioni. Non c’è più un tempo buono da passare coi ragazzi, ma è tutto connesso all’ansia di prestazione e di riuscire, e dimentichiamo quel percorso parallelo scuola – famiglia che può aiutare i ragazzi a capire i naturali cambiamenti sociali.”

 

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