Corsolini e la trasformazione della Pallacanestro Cantù: “La Pallacanestro è sempre stato uno strumento per…”
A Radio Cusano Campus ha parlato una figura storica, capace di portare grandissimi personaggi in Brianza, coi quali la società brianzola ha saputo arrivare molto in alto. E adesso riparte per mantenere quota…
Con la società entrante, il Basket, a Cantù, sta per aprire un nuovo sentiero. Con uno sponsor capace di parlare un linguaggio triennale. Non poco, per come si era messa. Radio Cusano Campus, qualche tempo fa, ne aveva parlato con il suo simbolo, Pierluigi Marzorati. E questa volta lo ha fatto con Gianni Corsolini, uno che il seme della passione, lo ha gettato tantissimi anni fa, portando un personaggio alla volta, elementi capaci di collocare Cantù nella borghesia italica, della palla a spicchi, e in quella europea e mondiale!
Che sensazioni hai, del nuovo assetto, per una società così importante, per la Pallacanestro?
“I problemi sono maggiormente di natura economica. Prima c’erano gli sponsor proprietari unici, ora sono sempre meno. Sono Segafredo per Bologna, Armani per Milano, e così via. Molto spesso gli altri sono consorzi, unioni di appassionati che si operano per trovare aiuti. Il presidente russo Gerasimenko ha avuto delle difficoltà e non ha mantenuto completamente gli impegni in tempo. I pagamenti ai giocatori, all’allenatore e soprattutto le tasse (previdenziali) che vanno pagate, in queste occasioni”.
Corsolini ci spiega un riferimento storico precisissimo: “La Città dei Mille Canestri, era chiamata, Cantù, perché la Pallacanestro era diventata un orgoglio della città e un’attività, della città. Importante come i merletti, gli arredamenti in legno e altre cose che una volta primeggiavano. Poi le cose sono cambiate. Oggi si parla di design e ci sono stati miglioramenti, nel reparto del legno, e sono arrivati nomi importanti. TIC (Tutti Insieme per Cantù) per arrivare quanto meno a fine campionato. Le partite doppie non durano il doppio del normale, ma sono quelle che riguardano il bilancio e bisogna starci dentro. Cantù è stata la prima organizzazione di Pallacanestro, per quanto riguarda il mondo dei giovani”.
A testimonianza delle attività culturali e connesse alla tradizione Gianni Corsolini ricorda, con deciso orgoglio: “C’è il Carnevale, e la T.I.C. si adopera per la squadra. Il collegio De Amicis è noto perché ha dato il diploma a Craxi. Anche il collegio, sta intervenendo, dove io insegnavo Ginnastica, quando ancora non esistevano le Scienze Motorie. C’erano ma solo a Milano e Roma. T.I.C. oggi è anche una difesa per il Ciclismo”.
Che rappresenta una grande tradizione, come disciplina, da quelle parti!
“Noi organizzammo nel 1959 il Campionato Mondiale su Strada Femminile. Noi intendo, della Pallacanestro Cantù. Il Trofeo Lombardia, ancora adesso, si disputa a Bergamo e Como, ed è diventato un classico. Parlo di noi, perché io sono un signor nessuno”, dice con invidiabile modestia Corsolini Senior, padre di uno dei più stimati commentatori, della Pallacanestro, Luca, tra i primissimi telecronisti delle TV nazionali.
Mica tanto Corsolini, lei è stato fondamentale, per Cantù e per il Basket italiano!
“Io ero un semplice universitario, che era venuto a Cantù per andare in Serie A. Ho scoperto che i dirigenti erano quasi più interessati all’attività giovanile, che alla stessa Serie A. Erano un consorzio di persone, legate soprattutto al mobilificio”.
Il settore dei mobili è religione, per la sua zona
“Non fatemi fare la figura del guru! Sono un semplice appassionato. Il Trofeo Valtellina lo organizzammo perché avevamo un’opportunità con uno stabilimento, che abbiamo costruito nuovo. Siamo stato tra i primi ad inventare i ritiri invernali ed estivi, e in un capannone feci costruire un campo da Pallacanestro. Poi siamo passati al poligono, un impianto polisportivo, con il campo di Calcio, in cui andavano squadre di Serie A. Ci si preoccupava di tutto, la pallacanestro era un emblema”.
Intanto sono contento che abbiate ottenuto la sponsorizzazione per tre anni…
“Mi auguro proprio che possano andare avanti. Non è facile. Una volta c’era Quaresima e Carnevale che venivano rispettati. Carnevale lo organizzavamo noi, con gente che veniva da Varese, Milano. Con l’aiuto della Croce Rossa, io feci venire Buscaglione, Rita Pavone ed altri”.
Questa è storia.
“Noi consideravamo i canestri come un fiore all’occhiello per tutte le altre attività”.
Testo raccolto da Giulio Dionisi