Il cantautore Giuseppe Povia è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Legge su canzoni italiane? Ci avevamo già pensato io e altri artisti, ma le radio sono multinazionali e aziende, trasmettono ciò che vogliono in base a scambi, quindi la musica italiana passerebbe comunque attraverso la raccomandazione. Ci sono quei pochi brani che vengono trasmessi solo per merito, ma gran parte della musica è business, conoscenze dirette con gli editori. Quella della Lega è una proposta in linea con la filosofia ‘prima gli italiani’. A me piaceva quando in Serie A c’erano massimo 3 stranieri e il calcio era più bello. Vittoria Mahmood a Sanremo? Preferirei contasse di più il voto popolare, io ho vinto così, mi ha fatto ridere che Selvaggia Lucarelli l’abbia ricordato. Non mi pento di aver portato ‘Luca era gay’ a Sanremo anche se non mi immaginavo mi avrebbe chiuso delle porte. Mi scrissero tanti psicologi e psichiatri, alcuni mi insultavano mentre altri mi dicevano: hai scritto quello che noi non riusciamo a dire da 40 anni. Ai critici musicali dà fastidio se un cantautore pensa, preferiscono quelli che cantano e poi vanno a mangiare lo zucchero filato. Caso Diciotti? Una grossa perdita di tempo, Salvini sta facendo quello che ha promesso”
Sulla proposta di legge della Lega che obbligherebbe le radio a trasmettere una canzone italiana ogni tre
“Non è sovranista, è più identitario come provvedimento –ha affermato Povia-. C’era già nel 2005 una proposta che arrivava da grandi nomi della musica italiana e che io avevo firmato, quindi qualcuno c’è arrivato prima della Lega. Proponevamo di passare il 50% di musica italiana in radio. Ma in ogni caso, le radio sono in gran parte aziende multinazionali, trasmettono ciò che vogliono in base agli scambi, quindi la musica italiana passerebbe comunque attraverso la raccomandazione. “Ti do la metà delle edizioni delle mie canzoni e tu mi trasmetti”, “ti do la percentuale sulla vendita dei dischi e tu mi trasmetti”. Addirittura ci sono radio che fanno anche produzioni complete, quindi spingono i loro artisti. Ovviamente ci sono quei pochi brani che vengono trasmessi solo perché sono belli, ma tutto il resto della musica è business, è amicizie, è conoscenze dirette con gli editori. Questa proposta è in linea con i discorsi della Lega: prima gli italiani, sicuramente agli italiani questa proposta può far piacere. A me piaceva ad esempio più quando in Serie A c’erano massimo 3 stranieri e il calcio era più bello. Secondo me quello che ha creato il caos è questo grande libero mercato esagerato senza pietà che contribuisce a cancellare le identità e quindi le tradizioni. Il ricco è più libero, il povero è meno libero, ma se questa cosa qui è diventata il dominio del mondo, il servo e il padrone sono dalla stessa parte. Quindi non puoi neanche lottare contro il mercato, puoi solo assecondarlo, servi e padroni ormai lottano per la stessa cosa. Quando si parla di portare qualcosa di più italiano, in questo caso nella musica, dobbiamo fare i conti con un mercato parallelo, in questo caso digitale dove ormai i ragazzi attingono da itunes, da spotify perché ce l’hanno sul telefonino che tra l’altro arriva dall’estero. Quindi l’estero arriva con la piattaforma digitale. Ecco perché dico che il sovranismo non è soltanto il recupero della moneta, il sovranismo è soprattutto crescere i giovani attraverso le università per fargli studiare gli hardware, i software, le piattaforme digitali, perché altrimenti quelli che studiano al liceo classico si ritroveranno senza lavoro, senza nulla togliere al liceo classico”.
Sulle polemiche legate alla vittoria di Mahmood a Sanremo
“Quando ho vinto io contava il voto popolare. Mi ha fatto ridere Selvaggia Lucarelli che ha scritto: vi ricordo che quando c’era il voto popolare vinceva Povia. Col voto popolare il popolo si sente un po’ più coccolato e considerato. Mahmood si è ritrovato una vittoria perché la giuria tecnica ha spostato il voto verso di lui, ma poi vincono sempre i primi 3 o 4 perché poi passano per radio, la vittoria è simbolica. Io sono favorevole al voto popolare dato che quando contava io vincevo. Ho fatto quattro Sanremo, due con Bonolis, uno con Panariello e uno con la grandissima Antonella Clerici. C’era grande simpatia con loro, erano tutti della stessa scuderia, può darsi fossi simpatico al loro manager”.
Sulla sua canzone ‘Luca era gay’
“Non mi pento, lascerei tutto così com’è. Ho ricevuto un sacco di mail di psicologi e psichiatri a livello mondiale, che mi hanno fatto capire come su questo argomento gli studi siano generici e per uno studio fatto ce n’è un altro che lo contraddice. Alcuni psicologi mi scrivevano ‘fascista’, ‘omofobo’, e altri mi scrivevano ‘Hai scritto in 4 minuti quello che noi non riusciamo a dire da 40 anni’. In realtà io cantavo la storia di una persona, sapevo che avrei diviso, ma che mi avrebbero chiuso un po’ di porte non lo sapevo”.
Sui critici musicali
“Credo che al critico musicale dia fastidio il cantautore che pensa e tratta certi argomenti in musica, magari li spiega durante la settimana di Sanremo, il critico si sente un po’ sorpassato, quindi il cantante dovrebbe sempre far finta che l’argomento non sia il suo, gliel’hanno messo in bocca, lui lo canta ma poi vuole andare a divertirsi e a mangiare lo zucchero filato. Quando il critico vede nel cantautore una persona che pensa è più soggetto alla critica, quando invece vede un cantautore alla ‘scusate se esisto’, allora probabilmente quel cantautore va avanti”.
Sul caso Diciotti
“Non sussisteva neanche il problema, vedo una grossa perdita di tempo. Ovviamente non si dovrebbe bloccare una nave per giorni, però non vedo questo grande problema. Salvini doveva dare un segnale, visto che l’immigrazione è un tema a costo zero quello che ha sempre promesso cerca di farlo”.