Maldicenza: Ippolito Nievo ci ricorda che i calunniatori sono anche di solito vigliacchi, e diceva bene. Chi fa circolare informazioni denigratorie mette in difficoltà i malcapitati e occulta la propria identità: bel giochino no? E’ successo a Mia Martini, a Marco Masini, solo per citare personalità celebri del mondo dello spettacolo, e chissà a quanti altri normali operai, o professionisti.
Maldicenza: è la vittoria del falso sul vero, “è facile da farne circolare, è difficile risalire al mittente – ha osservato Andrea Velardi, filosofo e docente dell’Università Niccolò Cusano, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – oggi si discute tanto, su chi abbia fatto circolare la diceria che Mia Martini portasse sfiga (e forse non ci interessa neppure saperlo), ma la verità è che le maldicenze fanno parte di un circolo comunicativo vile, e attecchiscono anche negli ambienti più colti e consapevoli.”
La scaramanzia
Ai tempi di internet la gente è ancora scaramantica? Pare sia il problema alla base di tutto. “C’è un atteggiamento proclive alla scaramanzia – ha fatto notare Velardi – forse quello che porta più sfortuna è la superstizione stessa. Il potere iettatorio è un esorcismo delle nostre paure. L’oggetto di una iella, essendo qualcosa da bollare, viene trasformato in chi ha potere iettatorio.”
Le conseguenze
Etichettare una persona, dunque, come portatrice di sfortune, o ladra, o altro significa farle del male, in senso lato e in senso stretto. Alcune di queste si suicidano, ad altre ne consegue una “morte civile. Al minimo sono persone che soffrono di una grave censura – si è congedato il professor Andrea Velardi – pensate al calvario che ha dovuto subire il povero Marco Masini, artista di grande talento. Nel tempo si riesce pure ad arrivare ad una sorta di sdoganamento, ma soltanto dopo un purgatorio che devono farti passare. La maldicenza, dunque, è una delle perversioni della comunicazione, come la profezia che si autoavvera.