Latte sardo, Luigi Scordamaglia (pres. Filiera Italia) è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Non può esistere un’industria senza gli agricoltori italiani e viceversa gli agricoltori hanno bisogno dell’industria per valorizzarsi. O si va avanti insieme o si muore insieme, l’alternativa non c’è. La mediazione si troverà nel tavolo convocato al Viminale, ma al di là di questo bisogna cambiare approccio e superare l’ottica di competizione”

Sulla vicenda legata al crollo del prezzo del latte sardo di pecora

 “Per quanto ci riguarda, Filiera Italia rappresenta l’intera filiera, c’è sia la componente agricola rappresentata in gran parte da Coldiretti, sia le prime 50 aziende del settore alimentare italiano ed è un modo nuovo di rappresentare questo settore proprio perché le cose che stanno accadendo in Sardegna non accadano più. Oggi è la crisi del latte, prima era stata quella dell’olio. Se il settore agroalimentare italiano continua a rincorrere queste drammatiche oscillazioni di prezzo, ad ogni situazione di sovrapproduzione fa crollare il prezzo del latte e ad ogni scarsa disponibilità fa aumentare il prezzo del formaggio, noi rischiamo di distruggere le nostre eccellenze alimentari. Non può esistere un’industria senza gli agricoltori italiani e viceversa gli agricoltori hanno bisogno dell’industria per valorizzarsi. Sono convinto che si troverà una mediazione nell’ambito del tavolo che il vicepremier ha convocato al Viminale. Ma al di là di questo credo che bisogna cambiare approccio, bisogna fare dei contratti di filiera pluriennali, a lungo termine, che evitino queste oscillazioni di prezzo drammatiche, che permettano di fare contratti di fornitura che non inseguano l’elemento transitorio, il momento di mercato, ma che garantiscano a chi fornisce il latte e a chi lo deve trasformare la sicurezza e la disponibilità di chi ritira e di chi produce. Più che un prezzo minimo garantito, un accordo pluriennale in cui c’è un prezzo concordato tra le parti che deve coprire i costi, perché non è pensabile che nessuno continui a lavorare senza coprire i costi, e poi un grande sforzo ogni anno per provare a valorizzare quel prodotto insieme e magari dividersi la parte premiale. Lo abbiamo fatto nel settore dei bovini, del grano, bisogna superare l’ottica di competizione e va contrattualizzato a lungo termine il rapporto tra fornitori e trasformatori. O si va avanti insieme o si muore insieme, l’alternativa non c’è”