Autonomia differenziata: non piace a nessuno ma si farà…fatevene una Regione!
Autonomia differenziata o regionalizzazione in ambito scuola e università sta facendo mobilitare tutti, dalle sigle sindacali ai movimenti studenteschi, unitisi in un fronte compatto e contrario che denuncia pericolose derive disgregatrici e antinazionali. Il Governo, sospinto sulla questione soprattutto dalla sua anima leghista, sembra pronto a passare sul cadavere di chiunque avesse volontà o ragione di opporsi alla realizzazione di una sorta di “federalismo dell’istruzione”. Lombardia e Veneto paiono avviate a firmare accordi secondo i quali si troveranno a gestire personale a metà statale e a metà retribuito previa contratto integrativo regionale, una bella gatta da pelare stando ai numeri tutt’altro che esigui dei lavoratori coinvolti.
La Flc-Cgil parla di un progetto (autonomia differenziata) contro il quale i lavoratori della Conoscenza si dicono “pronti a chiamare alla mobilitazione e alla lotta il mondo della scuola in tutte le sue componenti, docenti, dirigenti, Ata, genitori e studenti, qualora il Governo dovesse perseverare in questo intento che aggiungerebbe ulteriori disuguaglianze, divisioni sociali e culturali, a quelle che già affliggono il nostro Paese”.
Per il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, “l’istruzione è un bene pubblico inestimabile. Non si capisce come si possa pensare di negoziare i valori che tengono insieme il paese e i suoi cittadini”. Gli fa eco Lina Gissi, segretaria Cisl Scuola: “È semplicemente inaudito. Mi chiedo in nome di quale popolo un governo che si definisce del popolo si appresti a manomettere il sistema nazionale d’istruzione, un percorso che va avanti da mesi alla chetichella, quasi di nascosto, come se si trattasse di una questione che si può risolvere solo con le regioni cosiddette interessate. Allora è il momento di dire che quando si stravolge un assetto i cui principi sono fissati dalla Costituzione a essere interessate sono tutte le Regioni, non solo quelle che rivendicano più autonomia, a essere interessato è l’intero Paese, che il governo del popolo ha deciso di tenere completamente ai margini, come rischia di avvenire per lo stesso Parlamento”.
Sulla questione va segnalato anche un duro commento dei Partigiani della scuola pubblica: “Quella che è stata definita la ‘secessione dei ricchi’ procede nell’imbarazzo e nella contraddizione di un governo sotto palese ricatto della forza di minoranza leghista che in cambio del reddito di cittadinanza ha messo sul piatto l’autonomia differenziata. Non vi sono giustificazioni né attenuanti. È una manovra iniqua ed inaccettabile che divide il Paese fra formazione di serie A e di serie B!”.
Insomma, il Governo del cambiamento non ha cambiato l’odiosa attitudine cui il mondo della scuola è tristemente abituato da decenni: quello di vedere le leggi calate dall’alto, pensate senza confronto, scritte senza ascolto, imposte senza alcun tipo di concertazione. L’Autonomia differenziata non piace a nessuno, sono tutti contro ma, come al solito, toccherà farsene una Regione!