Marco Gesualdi è una nostra vecchia conoscenza. La sua musica ha il suono dell’onestà di un artigiano e non si ferma all’ispirazione nostrana ma varca i confini. Il suo nuovo album si chiama “Now (Naples Open World)” ed è un mix di lounge music, world music e mediterranean music. Ce lo racconta lui in questa intervista.
Un pugliese con Napoli nel sangue… segui le tracce di Renzo Arbore?
Magari, è un mito. Rappresenta la migliore televisione Italiana, ha avuto il coraggio e la forza di fare cose, ineguagliabili. Per esempio DOC, una trasmissione alla quale ho avuto fortuna di partecipare. Pensa che il giorno in cui suonavo con la mia band c’era Chet Baker! Mi farebbe piacere se riuscisse ad ascoltare “Cit Cit”, il brano che canto con Michela Montalto, dove sovrappongo due lingue che lui conosce bene: il dialetto Pugliese, della provincia di Foggia, e quello Napoletano.
Napoli è una città che accoglie diversi linguaggi. Succede sempre con i porti di “mer”?

Credo di sì. Scusa il gioco di parole ma il “Porto” è una porta… aperta, oltre a persone, merci  e altro arrivano culture e storie e umori di altri popoli. La magia inter-culturale del mediterraneo si basa su questo concetto… pensa a De Andrè con “Creuza de ma”, ha fatto un lavoro straordinario di ricerca etno-musicale, utilizzando oltre il dialetto genovese,  numerose parole provenienti da altre lingue quali greco, arabo, spagnolo, francese e inglese.

Cosa c’è in Italia… NOW?

Se parliamo di musica , ci sono tante cose. Facciamo una distinzione: c’è  n’è tanta realizzata, con un senso artigianale, fatta da musicisti che suonano, dove in un disco, o dal vivo, accadono cose, che ti prendono e ti sorprendono, questa è la musica viva, i musicisti che mi accompagnano: Nicola de Luca, Guido Russo, Giosi Cincotti, Rossella Rizzaro, e Simona Boo, a volte Paolo Licastro. Hanno tutti una cultura jazz, ogni sera ci divertiamo molto. Poi c’è la musica costruita. La cosa triste che, a ondate temporali periodiche, si uniforma su dei parametri comuni. Vedi l’ultimo Sanremo: la maggior parte dei brani cominciava con un parlato sottovoce in stile rap-trap…. che noia, mi sono addormentato spesso.

Come avrebbe reagito la musica di Pino Daniele alle scelte di Salvini sugli immigrati?

A tal proposito Pino si espresse molto esplicitamente in una sua canzone (“O’Scarrafone”). Io non credo più nella politica da molti anni e faccio fatica a votare, credo che chiunque si trovi lì, debba fare i conti con poteri economici forti tipo le banche  e i mercati. Mi viene da pensare che la politica di questo governo contro gli immigrati serva loro a ottenere consenso. Abbiamo emergenze ben più gravi tipo quelle ambientali. Se percorri la Napoi-Caserta la sera, vedi ancora fuochi che bruciano. Che vuol dire tutto ciò?

Sei stato scelto da Rai Com. Cosa significa per te?

Per me è un grande onore che i brani siano co-editi dalla Rai, oltre che da Marechiaro e Mommò Records. Non è la prima volta che collaboro con loro, grazie a Claudio Poggi, prezioso tramite, abbiamo realizzato diversi lavori con buone soddisfazioni.

Ecco il video di “Je suis la mer” di Marco Gesualdi con Simona Boo: