L’Avvocato Carlo Taormina è intervenuto ai microfoni de L’Italia s’è Desta condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus per commentare la ritrovata libertà della sua ex assistita Anna Franzoni.
L’importanza del processo mediatico
“Oggi il caso non è chiuso nell’opinione pubblica che ancora si divide tra innocentisti e colpevolisti. Questo è il frutto di quanto fatto sul piano mediatico che è stato secondo me importante e necessario. La pubblica accusa sferrava attacchi mediatici in modi forti ed incisivi per cui, come accade nei tribunali, serviva una controffensiva mediatica della difesa. Questo era necessario. Alla lunga si è capito che i processi mediatici devono essere fatti. Del resto, se l’accusa attacca mediaticamente la difesa non può che fare altrettanto. Esiste un processo nelle aule ed uno nelle televisioni. Quest’ultimo ha un’importanza molto forte. Questa giustizia non funziona, l’80% degli italiani non ha fiducia nella magistratura. Se non ci fossero giornalismo d’inchiesta e mediaticizzazione dei processi chi controllerebbe questi magistrati che fanno il bello ed il cattivo tempo?”
Se una metà dell’Italia pensa che la Franzoni sia innocente, l’altra metà pensa che gli anni che lei ha scontato siano pochi
“Questo è il risultato della mia opera. È vero che ci sono stati altri avvocati ad assisterla. Il processo di primo e secondo grado l’ho fatto io ed ho fatto tre scelte fondamentali. La prima è stata quella del giudizio abbreviato che ha evitato l’ergastolo. La seconda è stato chiedere le attenuanti generiche con il processo d’appello e la terza è stato chiedere la perizia psichiatrica. Tutto ciò ha portato ai 16 anni di cui 3 condonati. A volte gli avvocati fanno i miracoli. Insomma, uccidere un figlio e fare dieci anni, cosa che dal punto di visto sociologico si può discutere, sul piano giudiziario per un avvocato è un miracolo”.
Franzoni innocente e il parallelismo con Rosa e Olindo
“Secondo me la Franzoni rimane innocente. I magistrati non hanno fatto il loro dovere in quel processo non approfondendo le piste alternative. È stata condannata sulla base di un materiale probatorio assolutamente inadeguato e mai più utilizzato successivamente. Una pista alternativa l’ha indicata la famiglia. Ho anche un documento scritto nel quale risulta questa cosa. Ho cercato di capire, sulla base del materiale probatorio che si acquisiva, se ci fossero le conferme di quelle affermazioni della famiglia. Secondo me alcune conferme ci sono state, alcune indagini avvaloravano la tesi della Franzoni ma la magistratura non le ha prese in considerazione. Franzoni come Rosa e Olindo? Io farei un lavoro giornalistico e di indagini come nel caso della strage di Erba. Saprei pure come farlo ma non sono più fatti miei”.