Start up innovative alla competizione annuale “Unirsi per l’Impresa” di Unindustria.

“Sapore di vino”, start up che dà un supporto innovativo al settore vitivinicolo con il duplice fine di migliorare il prodotto finale e diminuire i costi, si è aggiudicata il “Premio speciale Regione Lazio”: un premio in denaro di 5.000 euro ed una serie di servizi, tra cui l’ammissione al programma di progettazione di impresa e tre mesi di accesso al “talent working degli Spazi Attivi”.

“Sapore di vino” è frutto dell’interazione tra i dottorandi di Economia dell’Università Niccolò Cusano (Niglia e Fadlon) e i ricercatori di La Sapienza (Li Voti e Maurizi). I due Atenei di Roma sostengono la start up attraverso una partnership.

Ma scopriamo di più nell’intervista alla Dott.ssa Leslie Fadlon Phd Student presso il Dottorato in Governance and Management for Business Innovation della Unicusano– che nel team di ricerca ha svolto attività di marketing, comunicazione, commercializzazione.

Start up innovative: “Sapore di vino”

Buongiorno Leslie, che cos’è “Sapore di Vino”?

“Sapore Di Vino” è un progetto che vede la collaborazione tra il Dottorato in Governance and Management for Business Innovation della Niccolò Cusano e la Facoltà di Ingegneria de La Sapienza: un team, capitanato dal prof. Roberto Li Voti, che sta portando avanti un progetto tecnologicamente avanzato per supportare il settore vitivinicolo nostrano.

Tecnologia, innovazione e ricerca come si applicano al settore agricolo e al mercato vitivinicolo?

E’ una storia fortunata di ricercatori universitari che hanno cominciato per curiosità ad applicare le tecnologie ottiche di spettroscopia al settore vitivinicolo trovando risultati innovativi adatti ad un trasferimento tecnologico tipico delle start up.
La spettroscopia infrarossa permette di rivelare la maturità fenolica delle uve con una semplice misura in vigna, senza passare per costose tecniche di laboratorio.
Il contadino e l’enologo del 2000 potranno usare presto un semplice dispositivo portatile in grado di guardare le uve con un occhio infrarosso in più, per essere più sicuri nelle difficili scelte in vigna, ad esempio per la vendemmia. Attualmente sembra una buona scelta per il futuro, ma diverrà ben presto una necessità per poter essere competitivi con Australia, Francia, Cile, Stati Uniti dove si crede e si investe in innovazione.
La vera sfida comincia ora quando la ricerca esce dai laboratori ed entra sul mercato vitivinicolo ed è per questo che abbiamo fondato una compagine con forti competenze in business innovation.

Dopo aver già ottenuto il premio “Bootcamp for entrepreneurs” alla Start Cup Lazio 2018, assegnato da Banca Intesa SanPaolo, è arrivato il primo posto nel Premio Speciale Regione Lazio della competizione annuale “Unirsi per l’Impresa” di Unindustria. Cosa significa ora per “Sapore di Vino” aver raggiunto questo traguardo di successo?

Siamo orgogliosi di aver partecipato e ancor più di aver vinto gare così competitive! Siamo davvero riconoscenti alla Start Cup Lazio, Banca Intesa San Paolo e ad Unindustria per aver organizzato manifestazioni importanti per le realtà imprenditoriali emergenti per il networking con gli investitori, per il sistema di divulgazione e servizi televisivi sul TGR. Questi premi ci responsabilizzano e ci motivano ad andare avanti per realizzare il nostro sogno: diffondere uno strumento innovativo per far crescere la qualità dei vini.

Come team, è stata una sorpresa oppure un po’ vi aspettavate di vincere il primo premio?

Sinceramente non nutrivamo alte aspettative, vista la concorrenza, molto valida.

Quali emozioni hai provato nel rappresentare il lavoro dell’intero team laziale?

Ansia! Non era la mia prima volta di fronte ad una platea, ma dover convincere giuria, investitori e i concorrenti stessi in 3 minuti di pitch non è la cosa più semplice del mondo. Però devo dire che, dopo tanto lavoro anche laterale e necessario al discorso, la scarica di adrenalina successiva ne è valsa la pena.

Non ci resta che fare un grande in bocca al lupo a tutto il team di “Sapore di vino”! Ad maiora!

 

***Articolo a cura di Michela Crisci***