Mal d’Aria: questo è il nome del dossier di Legambiente sull’alto tasso di inquinamento della Capitale. Ne abbiamo parlato con Roberto Scacchi, Presidente di Legambiente Lazio.

“Qui nella nostra città si respira evidentemente un’aria malata e i livelli di ozono lo raccontano evidentemente. I livelli di polveri sottili si sono alzati in maniera clamorosa a causa delle pressioni atmosferiche invernali. C’è un aumento a dismisura di livelli di ozono a causa anche dell’aumento dei veicoli diesel in circolazione, creando una così detta “cappa” infernale presente soprattutto nei giorni estivi.

Il quadro generale italiano, esclusa la Pianura Padana è abbastanza buono ma l’unica città che supera di gran lunga il livello di ozono in tutta Italia è proprio Roma anche se abbiamo dei vantaggi perché è una città che si affaccia sul mare quindi abbiamo il famoso ponentino che movimenta l’aria di Roma cosa che non avviene in altre parti del Lazio o nella Valle del Sacco dove Frosinone ha dei livelli di inquinamento impressionanti. La nostra Capitale ha dei lati positivi che però non sfruttiamo, continuando ad utilizzare le macchine a diesel o a benzina che sono altamente inquinanti: occorre cambiare la mentalità delle persone, sensibilizzare la gente a preferire macchine gpl o metano o i mezzi pubblici, nonostante la situazione romana non sia la migliore d’Europa e questo lo possiamo costatare tutti. Bisognerebbe capire che l’ozono è causa di elevata mortalità, la gente dovrebbe cambiare la propria mentalità, contribuendo a modificare anche la propria quotidianità. Si dovrebbero ampliare anche le linee del tram nella Capitale anziché fare un ridicolo prolungamento solo di una linea, quella del tram 8, che va da Largo Argentina a Piazza Venezia. Oggi si riparla del tram Termini, Vaticano, Aurelio ma chissà se verrà poi effettivamente messo in pratica il servizio. Bisogna incrementare il passaggio dei mezzi in periferia perché non è possibile che ci siano ancora zone non perfettamente raggiungibili con i mezzi: solo la metro C arriva a toccare la periferia e l’unico snodo è la metro San Giovanni, dentro la quale occorre aspettare più di un quarto d’ora il treno; sarebbe stato più idoneo chiamarlo treno C.”