Università che vai, leggenda che trovi!  

Superstizioni universitarie e riti scaramantici, ogni Ateneo ha i suoi da rispettare rigorosamente. Chi frequenta l’Università lo sa bene che, quando si avvicina un esame, siamo sensibili ai riti scaramantici. Nessuno ci crede, ma nel dubbio meglio non rischiare!

Università: riti scaramantici in Italia

A Pisa, gli studenti universitari non possono salire sulla Torre ne contarne i piani prima della fatidica laurea. Alla Bocconi di Milano, per proteggersi dalla sfiga che colpisce chi passa tra i due leoni del portone centrale, si usano le entrate laterali.

Il fuori corso alla facoltà di Giurisprudenza di Padova si allontana evitando di saltare la catena del Bo del portone centrale dell’Ateneo. In piazza del Campo, a Siena, c’è un archetto sotto cui è vietato passare per chi desidera laurearsi. A Napoli, porta sfortuna visitare Il Cristo Velato per gli studenti di Storie dell’Arte

A Bologna la leggenda tramanda che gli studenti della facoltà di Ingegneria hanno assoluto divieto di leggere per intero la frase che si trova sul muro dell’entrata della Torre degli Asinelli. Nella città di Firenze gli studenti universitari non possono visitare il campanile di Giotto prima della laurea, a Parma il Battistero di San Giovanni.

Ma quali sono i riti scaramantici delle Università di Roma?

Università di Roma e leggende universitarie

Nella capitale, gli studenti della Sapienza sanno che non si può guardare dritto negli occhi la statua della Dea Minerva. Il monumento di bronzo, opera di Arturo Martini del 1935, è posto nel cortile dell’Ateneo. Cosa si rischia? Essere bocciati all’esame! All’Università di Roma “Tor Vergata”, per la facoltà di Lettere e filosofia, non bisogna attraversare la stella che decora la pavimentazione del cortile interno del campus. Girarci intorno sembra l’unica soluzione possibile.

AllUniversità Niccolò Cusano, da pochi giorni è arrivata la new entry del campus universitario: Otto il cinghialotto. Si narra che sfiorando il muso dell’animale, prima dell’esame, si abbia una buona dose di fortuna! Il nome è stato votato dagli studenti dell’Ateneo di via don Carlo Gnocchi attraverso un contest sui canali social. Circa 1000 reazioni totali tra commenti e like e 12 mila impression sulle pagine Instagram e Fb della Unicusano.

“L’iniziativa è così tanto piaciuta ai nostri studenti che gli account raggiunti con il post su Instagram sono stati oltre 2700. E il 12% di essi non seguiva la nostra pagina prima del contest.” – dichiara Giuliana Aquilani dell’Ufficio R&S della Unicusano.

Insomma, Ateneo che vai, superstizione che trovi!

 

 

 

***Articolo a cura di Michela Crisci***

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