I Millennials, la generazione nata dal 1984 in poi sono coloro del “tutto e subito”, con un forte ego, narcisisti, dispersivi e pigri. Vogliono lavorare per uno scopo, lasciare il segno, si sentono infatti esseri speciali. E questo fa sì che essi creino e venerino tanti idoli, come il lavoro ad esempio.

Questo inganno è dovuto a 4 caratteristiche secondo lo scrittore inglese Simon Sinek. Abbiamo ripreso delle dichiarazioni da una sua intervista televisiva, perché abbiamo la responsabilità di aiutare una generazione di idealisti ad aver fiducia, ad imparare la pazienza, ad imparare le abilità sociali, a trovare un equilibrio migliore tra vita e tecnologia.

Simon Sinek: da dove deriva l’infelicità dei Millennials?

  • Famiglia: le strategie familiari errate ci hanno fatto crescere con l’idea di essere speciali e che possiamo ottenere tutto ciò che vogliamo, svalutando così le medaglie dei riconoscimenti. Accade però che le persone, quando entrano nel mondo del lavoro, scoprono di non essere poi così speciali e che le cose non accadono solo perché le si vuole. Ecco che oggi c’è un crollo dell’autostima.
  • Tecnologia: siamo bravi a mostrare di essere felici sui social, ad apparire, a vivere online. L’interazione sui social crea dopamina che ci fa star bene, ma crea anche dipendenza. Un intorpidimento, dunque, che provoca un condizionamento del nostro cervello. Lasciando accesso incontrollato a questi dispositivi, che producono dopamina, le persone smettono di creare relazioni. I Millennials non sanno più relazionarsi in modo autentico. Le amicizie sono superficiali, mancano di fiducia. E nelle fasi di stress, le persone si rivolgono ai social media che danno sollievo temporaneo dal proprio vuoto interiore. La stessa scienza ci dice che chi passa molto tempo su Fb ha più probabilità di essere depresso. Se non possiamo farne a meno, siamo dipendenti. E le dipendenze distruggono le relazioni, rubano tempo e soldi, peggiorano la vita. Ma non dobbiamo demonizzare tutto, semplicemente serve un equilibrio.
  • Impazienza: siamo cresciuti in un mondo dalle gratificazioni istantanee e dal tutto e subito. Vuoi fare un acquisto? Vai su Amazon. Vuoi vedere un film? Netflix. Vuoi conoscere qualcuno e avere un appuntamento? App di dating. Tutto ciò che vuoi, quando vuoi, dove vuoi. Eccetto: gratificazione sul lavoro e stabilità di relazioni. Processi lenti che richiedono tempo e pazienza. La pazienza è ciò che dobbiamo imparare. Le cose davvero importanti, come l’amore, richiedono pazienza. Altrimenti rischiamo, nel caso peggiore, di avere un aumento del tasso dei suicidi; nel caso migliore, che un’intera popolazione cresca e viva senza sentirsi soddisfatta e senza mai trovare la felicità vera. Rischiamo che andrà solo “bene”: “Come va il lavoro? Bene!”, “Come va la tua relazione? Bene!”. “Bene” è davvero la miglior risposta che possiamo dare?
  • Ambiente: i Millennials si inseriscono spesso in ambienti aziendali interessati ai numeri più che alle persone, ai vantaggi a breve termine più che alle vite di questi giovani, un ambiente che non sviluppa cooperazione e fiducia. E quindi, il problema? I giovani pensano che sia colpa loro, che non sono abbastanza. In realtà, manca leadership positiva nel mondo di oggi.

Come sostiene Simon Sinek, abbiamo dunque una generazione che ha poca fiducia in sè e che non ha i mezzi per affrontare lo stress quotidiano, che vive per il tutto e subito. Una generazione a cui dovremmo insegnare le abilità sociali a partire dalle riunioni aziendali, dove dovremmo abolire i cellulari per dialogare di più, per conoscersi in profondità e per sviluppare relazioni autentiche. A partire dai contesti universitari in cui dovremmo aiutare i giovani a cooperare, a fare squadra. Il compito della formazione è anche aiutare i giovani a sognare nel modo giusto. Noi tutti abbiamo la responsabilità di porre rimedio a questo danno. Di creare un futuro migliore e più soddisfacente.

 

***Articolo a cura di Michela Crisci***