Espulsione De Falco da M5S, l’avv. Borrè: “Il codice etico del M5S è anticostituzionale, viola due capisaldi fondamentali dell’esercizio del mandato parlamentare. Non mi risulta che De Falco abbia firmato alcun contratto. L’espulsione diventa un mezzo strumentale per applicare la penale di 100mila euro, che in ogni caso è nulla”. E’ ufficialmente partita la battaglia legale tra Gregorio De Falco e i vertici del Movimento 5 Stelle. L’ex comandante ha deciso infatti di impugnare il provvedimento di espulsione decretato dal collegio dei probiviri M5S lo scorso 31 dicembre, dando mandato all’avvocato Lorenzo Borrè, intervenuto sulla vicenda ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Condice etico M5S anticostituzionale

“Il codice etico del M5S in vigore è anticostituzionale –ha affermato Borrè-. Esistono delle prerogative costituzionali riconosciute ai parlamentari, secondo cui il parlamentare opera senza vincolo di mandato e non può essere chiamato a rispondere di voti ed opinioni espresse nell’esercizio del suo mandato. Questi due capisaldi vengono violati dal codice etico e mi domando se si possa definire ‘etico’ un codice che prevede vincoli che vanno contro la Costituzione. Se è etico il vincolo vorrebbe dire che non è etica la Costituzione. Se De Falco ha firmato il contratto con questi vincoli? Non mi risulta alcuna firma. Ma non è tanto la firma, è l’obbligo che uno pensa di imporre a un terzo con la firma. Se io faccio firmare un contratto a una persona in cui la obbligo a prostituirsi, se questa persona poi non vuole prostituirsi non è che posso dirle: eh, ma hai firmato un contratto. Le tre condotte che vengono contestate a De Falco a nostro avviso sono inconsistenti. La penale di 100mila euro? Ancora nessuno gli ha chiesto di pagarla. C’è un precedente giurisprudenziale che è la sentenza della Corte Costituzionale che afferma chiaramente che è nulla qualsiasi sanzione che si volesse applicare nei confronti dell’esercizio di un parlamentare. Inoltre, l’espulsione diventa un mezzo strumentale per applicare questa penale, quindi a maggior ragione è nulla. Nel caso di De Falco poi le sanzioni sarebbero 3 e ammonterebbero a 250mila euro”.