Sostegno, inclusione, supporto alla disabilità: sono tutti temi al centro del dibattito che in queste ore sta montando circa “presunti” tagli inseriti in legge di bilancio, che riguarderebbero il comparto scuola e, nello specifico, le risorse da destinare nel prossimo triennio proprio al sostegno e alla conseguente inclusione scolastica.
Il timore si accompagna ad alcuni dati già di per sé allarmanti: 1 scuola su 3 nel nostro Paese non risulta idonea per accogliere nella maniera corretta studenti con disabilità i quali, di contro, aumentano considerevolmente di numero ogni anno, così come aumentano le varietà di patologie per cui i docenti, sempre meno gli specializzati quelli cui si deve far ricorso, devono calibrare un approccio didattico ad hoc.
La risposta del MIUR sta nell’intenzione di specializzare, sempre nel prossimo triennio, ben 40mila aspiranti insegnanti di sostegno per i quali però, questo il nodo della questione, non ci sarebbero più risorse per la stabilizzazione, dunque, ancora supplentite. Per parlare nello specifico delle principali disabilità con cui si devono confrontare gli insegnanti e per rimarcare l’importanza di aver svolto un percorso di specializzazione prima di calarsi in un ruolo delicato e determinante, come quello dell’insegnante di sostegno, Radio Cusano Campus ha contattato il prof. Massimo Borghese, foniatra e Coordinatore del Centro Studi Diagnosi e Terapia dell’Autismo e altre patologie della Comunicazione di Napoli.
“Oltre alla presenza dell’insegnante di sostegno, già di per sé fondamentale e purtroppo non scontata, è altrettanto importante che lo stesso docente presenti un certo tipo di preparazione. Troppe volte sono state rilevate inadeguatezze legate alla scarsa preparazione degli insegnanti e troppo alto è il prezzo che alla fine pagano questi ragazzi. Per un ragazzo che presenta, per esempio, una patologia riconducibile ad una delle diverse forme di autismo che conosciamo, il lavoro che va svolto è addirittura un lavoro di equipe che necessita della collaborazione di famiglia, terapisti e insegnante di sostegno. Solo così si possono ottenere dei risultati. Se il personale della scuola non fosse tecnicamente sintonizzato sul lavoro dei terapisti, difficilmente si arriverebbe alla cosiddetta chiusura del cerchio”.
L’Università degli studi N. Cusano ha strutturato un Master I Livello in Diagnostica e riabilitazione delle sindromi autistiche e altri disturbi della comunicazione di cui lei, prof. Borghese, è direttore scientifico. Che tipo di percorso è e quanto conduce verso quel tipo di preparazione di cui parlavamo prima?
“Il Master si prefigge lo scopo di fornire un ampio e dettagliato programma di formazione e aggiornamento sulle patologie della comunicazione, prima tra le quali l’autismo. Il fine è quello di proporre una dettagliata e pratica guida per l’acquisizione di tanti elementi utili per conoscere, comprendere e soprattutto affrontare le sindromi autistiche e gli altri disturbi della comunicazione. In questo corso vengono presentati gli aspetti etiologici, anatomopatologici, clinici e terapeutici, delle sindromi autistiche, dei ritardi comunicativi e del linguaggio più o meno contestualizzati nell’autismo, dei disturbi uditivi, sensoriali, motori, prassici, cognitivi, linguistici, emotivo-relazionali-comportamentali, appartenenti a tutte le patologie della comunicazione dell’età evolutiva, adolescenziale, e nelle proiezioni verso l’età adulta”.