Crisi di mezza età: sarebbe anticipata a 35 anni quella fase dell’esistenza in cui nostalgia e rammarico si inseguono, fino a farci guardare al passato come ad un’opportunità perduta e al futuro come ad un’incognita. E’ l’interpretazione data da un filosofo statunitense che non mette gli esperti d’accordo: per alcuni è vero che intorno ai 40 anni si vada in crisi di mezza età per altri no.
Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia su Radio Cusano Campus, con Alexia Di Filippo, psicoterapeuta che si è detta concorde a metà col filosofo americano. “La crisi che insorge intorno ai 40 anni, almeno in Italia ed Europa, ha contenuti diversi da quella di mezza età convenzionalmente intesa e connotata dall’insoddisfazione matrimoniale, dal rammarico per gli obiettivi professionali che non sono stati raggiunti e dalla constatazione piena di dispiacere e stupore causata dagli acciacchi fisici. Ritengo che la crisi dei trentacinquenni di oggi sia da imputare ad un inceppamento del normale processo di autonomizzazione dalla famiglia di origine e di autorealizzazione e sono del parere che sia prognosticamente meno favorevole della crisi vera e propria dei 50 anni.”
Perché si va in crisi a 40 anni?
Sarebbe causata soprattutto dalla difficoltà a trovare un lavoro stabile con conseguente impossibilità a crearsi una vita propria, la crisi dei quarantenni di oggi. “Quello che manca ai giovani è l’opportunità – ha aggiunto Di Filippo – i ragazzi, oggi, dalla famiglia si sentono ribadire che dovranno fronteggiare precarietà e declino. Per la prima volta in occidente un padre non crede che il figlio starà meglio di lui.”
Questi, sono tutti fattori che spaventano le famiglie e scoraggiano i giovani. La fiducia è tutto, se si è prossimi alla costruzione del proprio futuro. Per questo molti sono costretti e partire con alti costi in termini di risorse economiche ed anche personali, lasciando tutto.
Coloro che restano spesso si rifugiano dietro ad un pericoloso atteggiamento rinunciatario. “La rinuncia è un suicidio quotidiano – ha sottolineato l’esperta – non incolperei le famiglie che cercano di indirizzare i figli tentando di risparmiare loro errori e fallimenti. Purtuttavia va detto che un atteggiamento iperprotettivo verso i figli non li aiuta ad acquisire e mobilizzare quelle risorse necessarie ad affrontare le sfide che una situazione socioeconomica difficile come quella del nostro Paese propone.
Consiglierei piuttosto di aiutarsi ad affrontare questa fase con fiducia, positività e progettualità, da parte di tutti. La vera crisi di mezza età insorge più tardi.”