Andrea Casu, segretario romano del Partito Democratico, è intervenuto a Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente sull’ex fabbrica Penicillina di via Tiburtina a Roma rioccupata dopo lo sgombero del 10 dicembre 2018.

Sull’ex Penicillina

“Una pagina indecente quella che si è vista il 10 dicembre quando si è dato vita a un set cinematografico, è stato un momento spettacolare, uno sgombero in grande stile. In realtà non erano state approntate soluzioni alternative. Le persone che vivevano nella struttura sapevo dell’arrivo delle forze dell’ordine, i migranti che sono rimasti fino al momento dello sgombero sono quelle che non avevano alternative, non sapevano dove andare. Non si sono affrontati i problemi che erano a monte. Stiamo assistendo a un indecente scarica barili tra la sindaca Raggi e il ministro Salvini, è un modo per spostare l’attenzione da quello che si dovrebbe fare. La vera questione al di là degli aspetti mediatici il problema rimane e rimane per tutti i cittadini”.

Sul decreto sicurezza e gli occupanti dell’ex Penicillina

Una struttura del genere, in quelle condizioni, fatiscente, è una ferita aperta per tutta la città e richiama le responsabilità di tutti, di chi ha governato questa città negli anni. Noi come Partito Democratico ci prendiamo le nostre responsabilità. La legalità si fa rispettare nel rispetto dei diritti umani, sono due facce della stessa medaglia. Persone che per disperazioni vivono in condizioni disumane non si possono cacciare senza un percorso, un’alternativa, una prospettiva. Significa infliggere disperazione a persone che sono già disperate. Questo era il cuore delle politiche che aveva sviluppato il precedente governo e purtroppo questo decreto sicurezza ha perso questa componente per noi fondamentale.

Gli spazi vuoti poi devono essere occupati da qualcosa. Non è possibile sgomberare l’ex Penicillina senza chiarire con la proprietà la destinazione di quella struttura. Dopo lo sgombero abbiamo subito denunciato, non si capisce chi deve controllare quest’area, perché c’è uno scarico di competenze, il Municipio dice il Comune, il Comune dice la proprietà. Qualcuno si deve assumere la responsabilità di una verifica e di dare una destinazione all’ex fabbrica. Queste operazioni hanno l’effetto contrario, generano più insicurezza nella città.  L’emergenza casa è la grande bomba sociale che c’è a Roma. Sono oltre dieci mila le persone senza fissa dimora. Intervenire in questo modo, pensando solo a cosa deve uscire sui giornali e non a quello che succederà nella città il giorno dopo è l’approccio più sbagliato”