Avellino, regno del calcio ma spettacolo, nel Basket

 

Nel viaggio della Serie A1 maschile di Pallacanestro la bussola di Sport Academy si è portata ad Avellino, per parlare del Felice Scandone Basket abbinato Sidigas. E’ la seconda forza del campionato più importante d’Italia, a sei lunghezze dall’Olimpia Milano. Ed è stata, quella di Coach Vucinic, la prima a imporre lo stop nel torneo più seguito dalle nostre parti proprio alla blasonata realtà meneghina. Ne abbiamo parlato con Nicola Alberani, il general manager, di un club che lavora sul doppio sentiero Basket-Calcio (milita in Serie D, nel girone composto, per il resto, da compagini sarde e laziali, n.d.r.).

L’intervista all’ex dirigente della Pallacanestro Virtus Roma

Avellino è una realtà innamorata follemente, della “palla a spicchi”…
“Sì, c’è una passione sempre crescente e la squadra di quest’anno aiuta l’amore, diciamo così”.

Uno come Kiefer Sykes non lo trovi al mercato!

“Eh, invece sai che lo abbiamo trovato proprio al mercato!”, dice con una buona dose di allegria e simpatia, Nicola Alberani. “Era alla Summer League di Las Vegas, allo showcase del suo procuratore. Tra tanti che si allenavano lì, mi colpì lui, al di là del suo curriculum da realizzatore. Mi colpì l’energia e la voglia che metteva nell’allenamento, dove altri giocatori si trascinano. Ha il fuoco, dentro”.
Oltre ai punti, mi pare che abbia un gran senso del gioco collettivo.

“Sì, assolutamente. Ma ancora prima come persona è eccezionale, venendo dai sobborghi di Chicago. Ha avuto il primo figlio a 16 anni e un’infanzia non facile. Anche per questo si integra bene, con gli altri”.

Filloy era un giramondo e ha sempre cambiato piazza. Con voi sembra aver cambiato questa caratteristica: potreste indirizzarlo differentemente, convincendolo a restare.

“Speriamo di catturarlo definitivamente, perché Ariel è una piacevole sorpresa, con un ruolo sempre maggiore. Giocatore fondamentale per durezza mentale e serietà”.
Vucinic che tipo è, fuori dal parquet?

“Persona estremamente equilibrata, più inglese che serbo, viste anche le origini neozelandesi. Integrità straordinaria, un bel personaggio”.

Una classifica ristretta, nei primi posti. Siete stati i primi a fermare Milano. Come si ferma, l’Olimpia?

“Con un palazzetto ed un pubblico come il nostro, soprattutto sotto le feste. Anche la loro stanchezza serve, perché hanno una o due marce più di tutti. Con la voglia, la coesione, li abbiamo messi in difficoltà e diciamo che ci è andata bene”.

Sassari ha preso Anthony Carter. Che idea ti sei fatto, del mercato della Dinamo?
“Sassari è una società molto attenta e vigile, sul mercato. Hanno preso giocatori che diranno la loro, in Europa. Sul mercato sono da imitare”.

Lei che conosce bene la campagna trasferimenti: non è vero, che non ci sono gli italiani buoni, se Matteo Tambone è nato in un oratorio, al San Leone Magno, a Roma, ed oggi gioca stabilmente a Varese.

“Vero. Esempio di abnegazione e voglia, anche se non di grandissimo talento. Caja, che è romano d’adozione, ha fatto benissimo, a prenderlo e può stare lì per anni. Io sono legato a D’Ercole, e qui non c’era posto, per Tambone, essendo un suo doppione. Giocatore comunque su cui puntare, per i prossimi anni”.
Campionato non semplice. Anche Pistoia, che è ultima, vende cara la pelle. Ci avete vinto solo di 4 lunghezze.

“Pistoia è viva, vivissima. Squadra consistente, che ha avuto il paradosso di azzeccare tutti i giocatori-scommessa, mentre hanno deluso i due veterani. La parte strana del nostro lavoro. Loro comunque lottano e sanno bene quale sia il loro destino e, di quelle in fondo, è quella che mi sembra meno in difficoltà. Hanno un general manager bravissimo e sapranno venirne fuori”.
Il campionato di A1 è davvero così scontato? Perché Milano in Europa fatica, anche considerando la concorrenza, per qualità e quantità.

“Il campionato italiano per me è il più difficile d’Europa. Con minore differenza di qualità tra l’ultima e l’ottava che va ai play-off. Le altre contenders di Eurolega possono godere di una domenica facile, in cui magari vincono di 30 punti, senza impiegare tutti i titolari. Milano deve stare attenta anche contro una neopromossa, fino al quarantesimo (minuto). Un campionato molto complesso”.
Quali sono i vostri margini di miglioramento?

“Allungare la rosa, appena riaprirà il mercato, ed allenarci in maniera più profonda. Aiutando i ragazzi italiani per la domenica, con un minutaggio più distribuito. Questo ci aiuterà quando la stagione andrà verso l’epilogo”, dice con invidiabile sicurezza Nicola Alberani.

Cosa pensa del duplice lavoro di Sacchetti, impegnato a Cremona e in Nazionale?

“Una persona in grado sicuramente di sostenere il doppio impegno. Mi piace moltissimo, per la serenità con cui affronta le sfide. Un duro vero, una persona che non ha paura. Ha fatto bene la federazione, a puntare su di lui”.
A proposito. Di cosa ha bisogno la federazione, per recuperare il clamoroso gap con la Pallavolo, che va avanti da 25 anni?

“Investire sui vivai e sul settore giovanile. Obbligando noi società a fare investimenti ingenti, in questa direzione. I giocatori italiani devono allenarsi, soffrire e solo dopo, giocare. Devono giocare perché più allenati, non perché italiani”.
Non fa una grinza, il ragionamento del g.m. avellinese. Che rapporto avete ,con la squadra di calcio cittadina?

“Siamo sempre noi! Siamo sdoppiati, nel lavoro”.

Come Sacchetti!

“Esatto – dice con un sorriso Alberani -, come Sacchetti! H24 sul pezzo e la squadra è buona; stiamo cercando di aggiungere un paio di pedine. Domani forse annunciamo un nome importante. Una squadra con tanto percorso da fare, ma siamo già sulla buona strada”.

Buon doppio cammino, Avellino, regno del calcio ma spettacolo, nel Basket.

Intervista raccolta dal radiocronista Giulio Dionisi